La mia ricerca sulla flora spontanea è iniziata circa 12 anni fa. Da una banale curiosità su un vecchio albero è nato un grande interesse per le piante che incontravo ai bordi dei sentieri, frequentati quasi quotidianamente nelle mie passeggiate. Completamente ignorante nel campo botanico, ho iniziato una sfida con me stessa, fotografando tutte le piante per potermi documentare su internet e libri. Mi sono iscritta a corsi di erbe spontanee, tenute sul campo da Michele Vignodelli poi, sempre più interessata, mi sono iscritta ad Acta Plantarum. In questi 12 anni, spesso con l'aiuto di A.P. ho identificato un numero piuttosto elevato di piante spontanee: più di 500, per la maggior parte piante comuni anche in altri territori.
Nel corso di questi anni ho identificato anche più di un centinaio di piante alloctone o coltivate tra le quali: Cedrus, Pinus, Acer e tante altre.
Qualche anno fa il comune di Zola Predosa mi ha chiesto alcune foto relative a piante del percorso vita, da inserire in un cartello posto all' inizio del percorso e poiché da cosa nasce cosa, l'associazione “I borghi di Via Gesso” ha avuto l'idea di creare un libro per rendere partecipi i paesani alle bellezze spontanee che ci circondano. E' stato preparato un “Erbario” formato da 4 volumi che comprendono circa 400 piante. Io ho fornito la materia prima: foto e schede, il resto è stato completato da altri soci. L'Erbario è stato presentato il 9 ottobre 2021 da Alessandro Alessandrini e da Mara Mazzoli presidente dell'associazione “I borghi di Via Gesso”.
Zola Predosa -Bologna -
Żôla Predåuṡa in dialetto bolognese, è un comune collocato in parte nell'alta pianura e in parte in collina con un altezza che varia da 74 a 360 m. e comprende le seguenti frazioni: Gessi, Gesso, Lavino, Madonna dei Prati di Tomba, Ponte Ronca, Riale, Rivabella, Tombe. Ha 19136 abitanti.
In passato si chiamava Cellula Petrosa (
Ceula Petrosa in latino), dal nome di due insediamenti limitrofi. Nel Medioevo, quando il latino fu abbandonato per il volgare, Cellula divenne Çeula, poi Zola; Petrosa, l'antico nome della via Bazzanese, divenne Predosa.
Il comune di Zola Predosa confina con i comuni di: Valsamoggia, Casalecchio di Reno, Bologna, Sasso Marconi, Monte S. Pietro, Anzola dell'Emilia.
Nel paese sono dislocate alcune ville storiche, la più nota è il “
Palazzo Albergati.” considerata tra le più importanti ed originali opere architettoniche di tutto il Barocco europeo e signorile residenza di campagna della famiglia Albergati. Un tempo il palazzo era unito a quello che oggi è il Parco Giardino campagna attualmente diviso dall'asse attrezzato. Altre ville storiche: Palazzo Bentivoglio Pepoli, Villa Edvige Garagnani, Villa Socini, Villa Zanchino.
Nella metà del Duecento ebbe origine la "Strada dei brentani", realizzata per agevolare il trasporto di vino dalle valli del Lavino e del Samoggia verso Bologna. Oggi tale strada (indicata solo simbolicamente sul tracciato originario) è denominata "Strada dei vini e dei sapori". Nel XX secolo ci fu una fiorente produzione vitivinicola, oggi ripresa e valorizzata.
Il territorio rientrava nei possedimenti di Matilde di Canossa.
Oltre ad essere un comune industriale per le sue rinomate aziende, è ricco di boschi, sentieri naturalistici, parchi, giardini e vigneti, aziende vinicole che producono ottimi vini tra cui il rinomato “Pignoletto dei colli bolognesi”.
A Zola Predosa è ancora esistente la dimora borghese ottocentesca “
Villa Bertoloni Marcovigi”che fu abitata per anni da “
Antonio Bertoloni” considerato il più famoso botanico italiano dell'Ottocento. Nato a Sarzana il 12 febbraio 1775, nel 1793 si iscrisse agli studi di medicina presso l'Università di Pavia, poi dovette trasferirsi a Genova, dove si laureò nel 1796. Svolse per un breve periodo la professione di medico condotto a Sarzana, poi decise di ritornare a Genova per occuparsi di botanica, suo principale interesse. Nel 1815 ottenne la cattedra di Botanica all'Università di Bologna e l'anno seguente fu nominato Prefetto dell'Orto Botanico.
Passò il resto della sua vita a Bologna, dove praticò la sua incessante attività di studio e di ricerca e si dedicò interamente all’insegnamento, alla ricerca e alla cura dell’Orto Botanico. L'ubicazione della sua dimora, situata in un parco collinare di Zola Predosa, immersa tra vigneti e svariati esemplari di piante secolari, gli fu molto utile per le sue ricerche botaniche. L'opera per la quale è giustamente famoso è la pubblicazione della prima
Flora italica (10 voll., 1833-54), alla quale collaborarono quasi tutti i botanici italiani, inviandogli piante dalle varie regioni.
Pubblicò anche una
Flora italica cryptogama (1858-67). All’Erbario dell’Università di Bologna si conserva anche il secondo grande erbario collezionato meticolosamente da Bertoloni: l’
Hortus Siccus Exoticus contenente più di 10000 esemplari di piante provenienti da tutto il mondo e ricco di nuove specie descritte per la prima volta da Antonio Bertoloni stesso. Gli successe sulla cattedra di botanica il figlio Giuseppe che arricchì le raccolte paterne e si dedicò soprattutto a ricerche sugli alberi da frutti.
Le notizie su Zola Predosa sono tratte da Wikipedia ((vedi))Per ulteriori dettagli su Antonio Bertoloni si veda: (Antonio Bertoloni)
Nota Tre specie indicate nell'elenco non più ritrovate sono:
Allium trifoliatum Cirillo
(vedi)
Narcissus x medioluteus Mill.
(vedi)
Clematis viticella L. (vista nel 2011 ai bordi di Via Leopardi ma non più ritrovata).
Altra pianta (non autoctona e non inserita in elenco) non più ritrovata è
Momordica charantia L.
(vedi) e
(vedi)
Alcune specie di incerta identificazione per insufficiente documentazione sono:
Lemna minor L.
Rubus laciniatus Weston
Orobanche gracilis Sm.
Polypodium interjectum Shivas
Conclusione
Se mi avessero detto 10 anni fa che sarei arrivata a questo punto l'avrei preso per pazzo, ma la mia grande passione e costanza mi ha fatto continuare anche quando mi sembrava tutto impossibile. Un grande ringraziamento va ad Acta Plantarum che mi ha fatto crescere e appassionare sempre di più alla botanica, materia che era per me completamente sconosciuta. Grazie a Michele Vignodelli che con i suoi corsi e qualche escursione in sua compagna mi ha insegnato a riconoscere alcune piante. Grazie ad Alessandro Alessandrini che mi ha dato un aiuto alla stesura della presentazione.
Un breve cenno su Michele Vignodelli: ambientalista e attivista del WWF, guida ambientale escursionistica. Grande esperto di ecologia vegetale ed etnobotanica, ha realizzato varie attività di censimento, monitoraggio gestione e restauro della vegetazione spontanea in Emilia Romagna. Ha spesso collaborato con Alessandro Alessandrini alla ricerca di piante rare nella regione Emilia Romagna.