La Riserva di Decima-Malafede prende il nome dal centro storico abitato maggiormente rilevante, il castello di Decima, e dal bacino del fosso di Malafede, il corso d’acqua che innerva con le sue ramificazioni l’intero territorio.
Estesa 6145 ettari, è stata istituita nel 1997 con LR 29/97, dopo circa venti anni di battaglie del WWF, coadiuvato da molti cittadini ed agricoltori, e custodisce uno straordinario patrimonio storico, archeologico, geologico, ma soprattutto biologico in quanto la sua relativa integrità territoriale, l’estensione delle aree boscate e del reticolo idrico, i coltivi ed i pascoli, vanno a costituire un complesso mosaico ambientale rimasto invariato nei secoli. L’utilizzo a prevalente attività agricolo-forestale e di allevamento bovino ed equino, ha permesso la sopravvivenza di estese zone boschive, altrove distrutte.
Il territorio, caratterizzato da zone a bassissima fertilità dovute a formazioni sedimentarie argillose e sabbiose, è stato in buona parte sempre tenuto in scarsa considerazione dal punto di vista dell’agricoltura, e si è preferito nei secoli lasciarlo per lo piu’ al pascolo brado ed alla foresta, permettendo così la sopravvivenza di habitat ad elevatissima biodiversità. Al contrario, nelle zone con terreni di origine vulcanica, a prevalere è l’agricoltura.
L’insieme delle foreste di Decima, Castelporziano e Castel Fusano, vanno a costituire la più grande foresta planiziale costiera del bacino del Mediterraneo, ed hanno una enorme importanza botanica perché rappresentano l’ultimo residuo delle foreste primigenie che occupavano tutto il Latium Vetus.
La Riserva si estende in parte su terreni di origine vulcanica, lentamente digradanti dalle pendici dei Colli Albani, in parte su terreni di origine sedimentaria, ed è solcata da incisioni vallive di modesta entità che danno luogo al paesaggio delle vallecole, in cui basse colline si alternano a pianori sommitali ed a strette valli fluviali.
Il mosaico ambientale della Riserva è quindi molto variegato e composto da innumerevoli tasselli, alcuni dei quali scomparsi altrove o propri di questa area. Si pensi alle cosiddette “piscine” presenti nei boschi, ai laghi sulfurei della Zolforata, ecc. Notevole anche l’estensione del reticolo idrico, imperniato sul fosso di Malafede e dei suoi affluenti.
La riserva ospita anche un numero rilevante di alberi monumentali, fra i quali spiccano numerose sughere colossali, come quelle dei Monti della Caccia, di via Del Portillo, e soprattutto quella di Valle dell’Oro, con misure record.
Questo variegato sistema, nonostante sia situato fra le estensioni urbane di Roma e la città di Pomezia, presenta anche una grande varietà faunistica, con 27 specie di mammiferi, 13 di pesci, 11 di rettili, 8 anfibi, circa 200 di uccelli e così via.
Località:
- sughereta di Vallerano
- valle di Perna e Monti della Caccia
- Macchiagrande di Trigoria
- Monti di Leva
- Capocotta