Aquilegia alpina L. - Aquilegia maggiore
Moderatori: Anja, Marinella Zepigi
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Aquilegia alpina L. - Aquilegia maggiore
Aquilegia alpina L.
Sp. Pl.: 533 (1753)
Ranunculaceae
Aquilegia maggiore, Aquilegia alpina, Deutsch: Alpen-Akelei
English: Alpine columbine
Español: Aguileña alpina
Français: Ancolie des Alpes
Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne alta (12) 20-60 (80) cm con cauloriza (vedi) semplice o ramificata dalla quale si sviluppano 1-3 fusti fioriferi annui, eretti, robusti, di Ø 2 mm alla base, poco ramosi, villosi inferiormente e glanduloso-puberuli nella metà superiore, con peli semplici e tricomi ghiandolari biancastri.
Foglie basali in rosetta, quella maggiore 8-35 cm, su piccioli lunghi 5-27 cm, ± glabre nella pagina superiore e verde tenue in quella inferiore con peli rigidi sparsi anche sui piccioli; trifogliate, composte da foglioline a loro volta trifogliate di primo e secondo ordine, le prime spesso con piccioli lunghi 10-80 mm, le seconde sessili o con breve picciolo di 1-20 mm, la mediana flabelliforme (a forma di ventaglio) da cuneata a triangolare-rotondata alla base, da trifide a trisette, cioè divise fino alla metà o profondamente divise, con segmento mediano spatolato da trilobato a trifido.
Foglie cauline (1-3) ± simili alle basali con guaina molto sviluppata nelle foglie più basse e picciolo di 8-10 cm; gradualmente ridotte lungo il fusto.
Infiorescenza generalmente bratteata, raramente frondosa, composta da 1-4 fiori patenti, con brattee glabre o subglabre superiormente e leggermente pelose-glandulose inferiormente; trilobate o tripartite a segmenti ± stretti e lanceolati; bratteole lineari, acute, glanduloso-pelose con peduncoli densamente glanduloso-puberuli.
Perianzio composto da due verticilli fiorali con fiori profumati, attinomorfi, dialipetali, di colore azzurro-violetto ± scuro talvolta con lembi più chiari, sparsamente glandulosi-puberoli esternamente, generalmente grandi (6-10 cm) raramente più piccoli (5-6 cm); sepali esterni di aspetto petaloide, acuti, smussati, da lanceolati ad ovati di 14-22 x 30-45 mm, subeguali ai petali.
Corolla omogenea, omocalcarata, suddivisa dal calice in 2 emicorolle, quella superiore è chiusa, cilindrica, retta o svasata, con il procedere della fioritura assume la forma di una pseudocampanula ed è costituita dall' insieme dei lembi, quella inferiore è formata dall'insieme degli speroni.
Petali interni (5) lunghi 28-50 mm, completamente glanduloso-puberoli all'esterno con lembi diritti o ricurvi, divaricati nella metà superiore.
Speroni diritti più lunghi o subeguali al lembo, da diritti a curvati fino a brevemente ricurvi (ma non ad uncino), obconici, lunghi 17-28 mm, larghi 5-8 mm alla fauce; nettari di colore più scuro.
Stami numerosi, gialli, raccolti in colonnine compatte lunghe 9-15 mm, generalmente non sporgenti dalla corolla; filamenti bianchi, glabri.
Antere violaceo-nerastre.
Carpelli 5-7 (9) densamente peloso-glandulosi.
Gli stili (6-7 mm) sono pelosi glandulosi fino quasi all'apice.
Il frutto è un folliceto (polifollicolo) aggregato di 5 follicoli, polispermi, lunghi 18-28 mm, saldati alla base, divaricati all'apice, con stilo persistente, ghiandoloso-puberoli con venature trasversali prominenti.
Semi numerosi, neri, lisci e lucenti, ± ovoidi, lunghi circa 2 mm.
Tipo corologico: Subendem. - Entità presente soprattutto nell'area italiana, ma con limitati sconfinamenti in territori vicini.
Habitat: Rupi e pascoli sassosi, cariceti, rododendreti, su substrati di varia natura preferibilmente su silice.
Sistematica e possibili confusioni: A questa specie era attribuita in passato Aquilegia lucensis E.Nardi. Da una complessa opera di revisione del genere Aquilegia, il Prof. Enio Nardi dell'Università di Pisa ha rilevato caratteri diversi tra le 2 specie e classificata Aquilegia lucensis E.Nardi come specie a se stante.
Aquilegia lucensis E.Nardi si differenzia per le antere nerastre mucronate e per gli stili glabri nella metà o nel terzo superiore, inoltre per il diverso areale di distribuzione, essendo specie endemica degli Appennini Liguri e Appennino Tosco -Emiliano.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: Il nome generico deriva forse da aquila, per l'habitat alpino preferenziale o per gli speroni florali, simili a un becco d'aquila, o dall'aggettivo latino aquilegus (da aquam lego raccolgo acqua), riferimento alla forma a imbuto dei petali atti a raccogliere l'acqua.
Il nome specifico deriva da Alpes relativo alle Alpi, alpino in senso lato, d'ambienti sulle alte montagne in qualsiasi continente.
NB: alcuni testi di etimologia distinguono tra alpinus, relativo alla fascia altitudinale oltre il limite delle piante, e alpester, della fascia altitudinale sottostante, ma gli autori nel pubblicare nuove specie raramente si sono attenuti a questa suddivisione
Proprietà ed utilizzi: Specie tossica
Tutta la pianta e soprattutto i semi sono tossici per il loro contenuto di glucosidi cardioattivi che liberano acido cianidrico e alcaloidi (aquilegina) è quindi sconsigliabile l'uso che viene fatto di tutte le specie del genere. Basta l'ingestione del succo o la semplice masticazione di alcuni fiori per osservare inizi di avvelenamento con forte cefalea protratta per parecchie ore, cianosi, diarrea.
Note e Curiosità: Nel genere Aquilegia sono presenti gli staminodi, che sono ritenuti stami modificati che hanno perso l'antera e con essa la funzione fertile. Solitamente sono 10 e sono situati in alto agli ultimi 2 verticilli dell' androceo e formano una sorta di doppia guaina. Svolgono un ruolo protettivo salvaguardando i giovani carpelli, con i quali si trovano in contatto, dall'aggressività degli erbivori.
Principali Fonti
Pignatti S. (2017) Flora d'Italia, II edizione. Edagricole, Bologna
Nardi E. (2015) Il genere Aquilegia L. (Ranunculaceae) in Italia. Edizioni Polistampa, Firenze
Aquilegia alpina L.
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia.
Scheda realizzata da Roberta Alberti
Sp. Pl.: 533 (1753)
Ranunculaceae
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Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne alta (12) 20-60 (80) cm con cauloriza (vedi) semplice o ramificata dalla quale si sviluppano 1-3 fusti fioriferi annui, eretti, robusti, di Ø 2 mm alla base, poco ramosi, villosi inferiormente e glanduloso-puberuli nella metà superiore, con peli semplici e tricomi ghiandolari biancastri.
Foglie basali in rosetta, quella maggiore 8-35 cm, su piccioli lunghi 5-27 cm, ± glabre nella pagina superiore e verde tenue in quella inferiore con peli rigidi sparsi anche sui piccioli; trifogliate, composte da foglioline a loro volta trifogliate di primo e secondo ordine, le prime spesso con piccioli lunghi 10-80 mm, le seconde sessili o con breve picciolo di 1-20 mm, la mediana flabelliforme (a forma di ventaglio) da cuneata a triangolare-rotondata alla base, da trifide a trisette, cioè divise fino alla metà o profondamente divise, con segmento mediano spatolato da trilobato a trifido.
Foglie cauline (1-3) ± simili alle basali con guaina molto sviluppata nelle foglie più basse e picciolo di 8-10 cm; gradualmente ridotte lungo il fusto.
Infiorescenza generalmente bratteata, raramente frondosa, composta da 1-4 fiori patenti, con brattee glabre o subglabre superiormente e leggermente pelose-glandulose inferiormente; trilobate o tripartite a segmenti ± stretti e lanceolati; bratteole lineari, acute, glanduloso-pelose con peduncoli densamente glanduloso-puberuli.
Perianzio composto da due verticilli fiorali con fiori profumati, attinomorfi, dialipetali, di colore azzurro-violetto ± scuro talvolta con lembi più chiari, sparsamente glandulosi-puberoli esternamente, generalmente grandi (6-10 cm) raramente più piccoli (5-6 cm); sepali esterni di aspetto petaloide, acuti, smussati, da lanceolati ad ovati di 14-22 x 30-45 mm, subeguali ai petali.
Corolla omogenea, omocalcarata, suddivisa dal calice in 2 emicorolle, quella superiore è chiusa, cilindrica, retta o svasata, con il procedere della fioritura assume la forma di una pseudocampanula ed è costituita dall' insieme dei lembi, quella inferiore è formata dall'insieme degli speroni.
Petali interni (5) lunghi 28-50 mm, completamente glanduloso-puberoli all'esterno con lembi diritti o ricurvi, divaricati nella metà superiore.
Speroni diritti più lunghi o subeguali al lembo, da diritti a curvati fino a brevemente ricurvi (ma non ad uncino), obconici, lunghi 17-28 mm, larghi 5-8 mm alla fauce; nettari di colore più scuro.
Stami numerosi, gialli, raccolti in colonnine compatte lunghe 9-15 mm, generalmente non sporgenti dalla corolla; filamenti bianchi, glabri.
Antere violaceo-nerastre.
Carpelli 5-7 (9) densamente peloso-glandulosi.
Gli stili (6-7 mm) sono pelosi glandulosi fino quasi all'apice.
Il frutto è un folliceto (polifollicolo) aggregato di 5 follicoli, polispermi, lunghi 18-28 mm, saldati alla base, divaricati all'apice, con stilo persistente, ghiandoloso-puberoli con venature trasversali prominenti.
Semi numerosi, neri, lisci e lucenti, ± ovoidi, lunghi circa 2 mm.
Tipo corologico: Subendem. - Entità presente soprattutto nell'area italiana, ma con limitati sconfinamenti in territori vicini.
Habitat: Rupi e pascoli sassosi, cariceti, rododendreti, su substrati di varia natura preferibilmente su silice.
Sistematica e possibili confusioni: A questa specie era attribuita in passato Aquilegia lucensis E.Nardi. Da una complessa opera di revisione del genere Aquilegia, il Prof. Enio Nardi dell'Università di Pisa ha rilevato caratteri diversi tra le 2 specie e classificata Aquilegia lucensis E.Nardi come specie a se stante.
Aquilegia lucensis E.Nardi si differenzia per le antere nerastre mucronate e per gli stili glabri nella metà o nel terzo superiore, inoltre per il diverso areale di distribuzione, essendo specie endemica degli Appennini Liguri e Appennino Tosco -Emiliano.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il nome generico deriva forse da aquila, per l'habitat alpino preferenziale o per gli speroni florali, simili a un becco d'aquila, o dall'aggettivo latino aquilegus (da aquam lego raccolgo acqua), riferimento alla forma a imbuto dei petali atti a raccogliere l'acqua.
Il nome specifico deriva da Alpes relativo alle Alpi, alpino in senso lato, d'ambienti sulle alte montagne in qualsiasi continente.
NB: alcuni testi di etimologia distinguono tra alpinus, relativo alla fascia altitudinale oltre il limite delle piante, e alpester, della fascia altitudinale sottostante, ma gli autori nel pubblicare nuove specie raramente si sono attenuti a questa suddivisione
Proprietà ed utilizzi: Specie tossica
Tutta la pianta e soprattutto i semi sono tossici per il loro contenuto di glucosidi cardioattivi che liberano acido cianidrico e alcaloidi (aquilegina) è quindi sconsigliabile l'uso che viene fatto di tutte le specie del genere. Basta l'ingestione del succo o la semplice masticazione di alcuni fiori per osservare inizi di avvelenamento con forte cefalea protratta per parecchie ore, cianosi, diarrea.
Note e Curiosità: Nel genere Aquilegia sono presenti gli staminodi, che sono ritenuti stami modificati che hanno perso l'antera e con essa la funzione fertile. Solitamente sono 10 e sono situati in alto agli ultimi 2 verticilli dell' androceo e formano una sorta di doppia guaina. Svolgono un ruolo protettivo salvaguardando i giovani carpelli, con i quali si trovano in contatto, dall'aggressività degli erbivori.
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" Felici coloro che vedono la bellezza…dove altri non vedono nulla" (Camille Pissarro)
Amare la natura significa amare se stessi
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Val Formazza (VB), 1700 m, lug 2016
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Laghi del Frisson (CN), 2150 m, lug 2011
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Re: Aquilegia alpina L. - Aquilegia maggiore
Val Brandet (BS), 1500 m, giu 2023
Foto di Alessandro Federici
Valmalenco (SO), 2100 m, lug 2015
Foto di Ettore Guarnaroli
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Valmalenco (SO), 2100 m, lug 2015
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Valle dello Scerscen (SO), 2100 m, lug 2013
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Limone Piemonte (CN), 2060 m, ott 2015
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Limone Piemonte (CN), 2060 m, ott 2015
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La libertà è come l'aria, ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare (P. Calamandrei)
"Si fa quel che si può e se abbiamo fatto un errore si corregge". Motto ufficiale di Acta Plantarum
La libertà è come l'aria, ci si accorge di quanto vale solo quando comincia a mancare (P. Calamandrei)
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