Fl. Napol. 5: 211, t. 189 (1835)
Cirsium morisianum Auct. p.p., Cirsium eriophorum (L.) Scop. var. lobelii (Ten.) Fiori, Cirsium ferox (L.) DC. var. lobelii (Ten.) DC., Cirsium morisianum Rchb.f. var. aprutianum Petr.
Asteraceae
Cardo di L'Obel
Forma Biologica: H bienn - Emicriptofite bienni. Piante a ciclo biennale con gemme poste a livello del terreno.
Descrizione: Pianta erbacea bienne, alta 30 - 50 cm.
Fusto eretto, semplice, pubescente, ramoso con presenza di striature.
Foglie basali pennate con 6 - 8 denti per lato e terminanti con una spina apicale, quelle sessili abbraccianti e pennatofide, ispide e tomentose nella pagina inferiore.
Capolino quasi sempre isolato Ø 4 - 6 cm, di forma conica rastremata. Brattee dell'involucro dense e ispide ricoperte ± di lanuggine biancastra formanti un collare alla base dell'involucro; spina apicale eretto patente, più lunga nella parte acroscopica e più debole nella parte mediana dell'involucro.
Corolla tubulosa e di colore purpureo-violacea.
Il frutto è un achenio sormontato da un pappo di 20 mm.
Tipo corologico: Endem. Ital. - Presente allo stato spontaneo solo nel territorio italiano.
Habitat: Pianta sinantropica che vegeta lungo sentieri, terreni abbandonati e pascoli da 1000 a 2000 m.
Note di Sistematica: Fa parte del gruppo di Cirsium eriophorum.
C'è da riferire che Greuter da C. lacaitae Petr. come sinonimo di C. lobelii Ten.
Note, possibili confusioni: Da non confondere con Cirsium morisianum Rchb. f. che si presenta con foglie bratteali non superanti il capolino che non è solitario ma su corimbo, inoltre le squame involucrali sono subglabre, con apice quasi sempre riflesso e non formano il collare.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Dal greco "kirsòs" ="varice" o "kirsion" per l'uso antico che si faceva con queste piante nella cura del tumore delle varici; da questo nome Tournefort derivò il nome di "cirsium" poi confermato da Linneo.
L'epiteto della specie è stato dedicato al Matthias De L' Obel (Lobelius) 1538 - 1616 medico e botanico fiammingo autore di "Historia plantarum" (1576).
Curiosità: Queste piante in genere non vengono usate per l'alimentazione umana (solo i giovani getti talvolta utilizzati, despinulati e cotti, come fossero carciofi) e disdegnati dagli animali al pascolo per la presenza delle numerose spinule.
Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia, Edagricole, Bologna
ZANGHERI P., 1976 Flora italica I-II, CEDAM, Padova
G. Galetti - Abruzzo i fiore - Ed. Majambiente - 2008
Scheda realizzata da: Nino Messina