Sp. Pl.: 448 (1753)
Agrimonia grandis C.A. Mey., Agrimonia eupatoria L. subsp. grandis (Asch. & Graebn.) Bornm. (incl.), Agrimonia eupatoria L. subsp. grandis (Asch. & Graebn.) Bornm.
Rosaceae
Agrimonia comune, Eupatoria, Agrimonia, Deutsch: Gewöhnliche Odermennig
English: Common Agrimony, Church steeples
Español: Hierba de San Guillermo
Français: Aigremoine eupatoire
Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta perenne, erbacea, con robusta base legnosa, munita di breve rizoma, fusti eretti, cilindrici, pubescenti, semplici o poco ramificati, può raggiungere il metro d'altezza anche se generalmente non supera i 60 cm.
Nel primo anno di vita, questa pianta produce solamente una rosetta basale, successivamente con l'apparire del fusto, compaiono le foglie sulla parte inferiore dello stelo. Le foglie picciolate, sono munite di due stipole avvolgenti il fusto, sono imparipennate, di forma ovale, con margine dentato, di colore verde scuro nella pagina superiore e tomentose in quella inferiore, le cauline sono, in genere, minori degli internodi.
I fiori sono disposti in grappolo semplice, hanno brevi peduncoli, corolla caduca formata da 5 petali obovato-ellittici di colore giallo-intenso.
I frutti multipli sono pometi, legnosi e scanalati, piccole urne più lunghe che larghe di 7x3 mm, profondamente solcate, coronate da uncini patenti, formate dall'ipanzio persistente con una cavità che contiene 2 acheni.
Tipo corologico: Eurasiat. - Eurasiatiche in senso stretto, dall'Europa al Giappone.
Subcosmop. - In quasi tutte le zone del mondo, ma con lacune importanti: un continente, una zona climatica,...
Habitat: Pascoli, luoghi incolti, luoghi soleggiati; predilige i terreni ben drenati. 0÷1000 raramente 1500 m s.l.m.
Sistematica e possibili confusioni: Il grande polimorfismo della specie potrebbe portare a determinazioni sbagliate in merito alle subspecie. Oltre alla subsp. nominale sopra descritta nel nostro territorio è presente
Agrimonia eupatoria subsp. grandis (C.A. Mey.) Bornm.; si differenzia dalla subsp. nominale, principalmente per la taglia più grande (fino a 150 cm) e altri caratteri poco significativi quali, villosità e la presenza della rosetta basale ma, il carattere differenziale determinante è il frutto: un' urna più allungata e grande (9)10-11 x 8-9 mm con una corona di aculei lunghi il doppio della subp. nominale ± glandulosi, mai glabri, sempre con un achenio per urnula.
(Repert. Spec. Nov. Regni Veg. Beih. 89(3/4): 244 (1940)
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il nome del genere pare derivi dal greco “árgemon”= “leucoma dell'occhio”, nome di una specie di papavero usato nell'antichità contro un mal d'occhi detto “arghema”, questo a indicare le proprietà che si attribuivano alla pianta nella cura delle affezioni oculari; “eupatoria” invece, viene dall'antico appellativo “eupator”, cioè di nobile nascita, dato a Mitridate re del Ponto (123÷63 a.C.) uomo di grande cultura scientifica, che per primo seppe riconoscerne le virtù. Alcuni sostengono che il nome specifico della pianta, possa anche derivare da “hepatoria”, in quanto la pianta sarebbe attiva sul fegato.
Proprietà ed utilizzi:

Erba amara, ricca di tannino, di resine e soprattutto di acido salicilico, leggermente astringente, tonica, diuretica, antinfiammatoria, antiemorragica; migliora le funzioni epatiche e della bile.
Per uso interno, da sempre, utilizzata contro le affezioni renali coliti dispepsia, allergie alimentari diarrea, calcoli biliari, cistite e reumatismi.
Per uso esterno è utile per contrastare eruzioni cutanee, piccole lesioni, contro le infiammazioni del cavo orale, congiuntivite e emorroidi.
Nell'Europa del nord l'infuso, che ha un sapore gradevole, viene usato come un comune tè stimolante.
Un tempo i fiori dell'agrimonia venivano usati per tingere i capelli di giallo vivo.
Note e Curiosità: Quella dell' Agrimonia è una storia antica, già in stazioni neolitiche, sono state ritrovate grandi quantità di frutti di questa pianta.
Mitridate Eupatore, re del Ponto, nel I secolo a.C. ne introdusse l'uso in fitoterapia, la si utilizzava per le applicazioni più svariate: morsi dei serpenti, problemi di vista, perdita di memoria.
È sempre stata un'erba usata per medicare le ferite: era infatti un ingrediente “dell'eau d'arquebusade”, una lozione francese che in origine era appunto applicata sulle ferite d'archibugio.
Singolare è la classificazione di quest'erba secondo i fiori di Bach "per chi nasconde i propri tormenti dietro una facciata gaia e cortese". Vorrei sottolineare che nessuna ricerca scientifica ha dimostrato alcun effetto terapeutico dei fiori di Bach, anzi, la presunta efficacia è stata ripetutamente invalidata dalla ricerca clinica e scientifica internazionale.
Pare, che sotto il nome eupatoria autori antichi e moderni considerassero, di volta in volta, specie diverse, sembra anzi che farmacisti nel passato, chiamassero in questo modo Eupatorium cannabinum L.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
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Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia. Edagricole, Bologna.
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C., 2005. An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora. Palombi, Roma.
AESCHIMANN D., LAUBER K., MOSER D., THEURILLAT J.P., 2004. Flora alpina. Ediz. italiana: Zanichelli, Bologna.
TRISKA J. La flora d’Europa. Melita, La Spezia 1990
AGRADI A., REGONDI S., ROTTI G., 2005. Conoscere le piante medicinali. Mediservice, Cologno Monzese (MI).
IPFI - Index Plantarum Florae Italicae
Scheda realizzata da Marinella Zepigi & Graziano Propetto