Valeriana supina Ard. - Valeriana strisciante
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Valeriana supina Ard. - Valeriana strisciante
Valeriana supina Ard.
Animadv. Bot. Spec. Alt. 13 (1764)
Valerianaceae
Valeriana strisciante, Valeriana sdraiata, Deutsch: Zwerg-Baldrian
English: Dwarf valerian
Français: Valériane naine
Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta perenne fortemente odorosa, con rizoma strisciante, molto ramoso e tappezzante, fusti fioriferi ascendenti, legnosi alla base, alti 3-8(-15) cm, semplici e pubescenti.
Foglie (lar. 4-10 x 10-18 mm) basali (poco numerose) e mediane brevemente picciolate, semplici, consistenti, obovato-spatolate, spesso convolute, arrotondate all’apice ed a margine intero od appena crenato, cigliato; foglie cauline (1-3 paia) ovate-oblanceolate, ottuse o subacute, sessili e anch’esse cigliate.
Infiorescenza a corimbo denso capituliforme, con brattee basali lineari-lanceolate un po’ minori delle foglie; fiori a calice di 4 mm, corolla imbutiforme (diam. 5-6 mm) rosea o lillacina chiara, con tubo di 3-4 mm e 5 lobi; 3-4 stami e stilo lungamente sporgenti.
Frutto glabro (achenio) di 4-4,5 mm, provvisto di pappo piumoso.
Tipo corologico: Endem. E-Alpica - Endemica alpica delle Alpi orientali.
Distribuzione: Alpi centro-orientali. Endemica rara.
La specie rappresenta un interessante esempio di disgiunzione Nord/Sud-alpica, con un areale parziale settentrionale alpino che passa dalla Stiria ai Grigioni, mentre nel versante italiano si estende dalle Alpi giulie fino al Bormiese e alla valle di Poschiavo.
Habitat: Detriti e macereti consolidati, morene, rocce fessurate, vallette nivali; su calcari e dolomie. Da (1500)1800 a 2800 m.
Sistematica e possibili confusioni: Specie molto simile di ambienti subalpini-alpini è:
Valeriana saliunca All., presente sulle Alpi e sugli Appennini, con rizoma ingrossato, fusti brevi (2-10 cm), numerose foglie basali a cuscinetto in rosette dense, spatolate, non cigliate, più strette ed allungate (3-6 x 17-18 mm), capolini densi (diam. 1,5 cm) con fiori a corolla violaceo-lillacina non più larga di 3 mm.
Valeriana celtica L., presente sulle Alpi con 2 sottospecie, ha scapo eretto indiviso, 3-4 foglie basali ristrette ad apice arrotondato, poche foglie cauline lineari, infiorescenza spiciforme breve con fiori a corolla giallo-rosea o giallo-purpurea di 3-4 mm; su suoli acidi.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Valeriana: genere dedicato a Galerio Valerio, marito della figlia di Diocleziano;
supina: come il greco "ýptios" = “all'insù”: coricato con le spalle aderenti al suolo.
Proprietà ed utilizzi:
Tutte le specie del genere Valeriana condividono le stesse proprietà medicinali; di esse la più nota è Valeriana officinalis, che è molto diffusa e, con tutta probabilità, la più usata. La specie descritta è da considerarsi secondaria per scopi officinali, anche perché piuttosto rara.
Della valeriana si usa la radice, che si conserva essiccata (ha odore sgradevole), per preparare polveri, estratti fluidi e molli, infusi, sciroppi; la radice fresca (raccolta in ottobre-novembre) macerata in alcol è impiegata invece per la tintura madre.
Le doti riconosciute sono antispastiche generali, sedative, antinevrotiche, antiepilettiche, cardiotoniche, ipotensive. La tintura madre è indicata contro l’insonnia, le cefalee e gli stati ansiosi.
Note e Curiosità: Già i Greci ed i Romani e, probabilmente, ancor prima gli Egizi usavano, a scopo curativo, varie specie di Valeriana. Nel '500 si pensava che avesse poteri quasi magici e che curasse vari mali. Il Mattioli osservò come essa piacesse in modo particolare ai gatti, notoriamente dormiglioni (uno dei nomi popolari della pianta è “erba gatta”), deducendone che, in qualche modo, agisse sul sistema nervoso. Nel secolo seguente il celebre scienziato Fabio Colonna scoprì su se stesso i benefici effetti della pianta come antiepilettico; in contemporanea il famoso medico di Montpellier Lazare Rivière ne sperimentò sui suoi pazienti le doti antinevrotiche. A partire dall' '800 la valeriana è ufficialmente entrata a far parte di varie farmacopee, tra cui quella italiana.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
______________________________________________________________________________
Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia, Edagricole, Bologna
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore
MAINARDIS G., 2005. Flora del Parco delle Prealpi giulie, Regione autonoma Friuli Venezia Giulia
ZENARI S., 1956. Flora escursionistica, Zannoni Editore, Padova
PERONI G.(a cura di), 2007. Curarsi con le piante, Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Macchione Editore, Varese
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia
Scheda realizzata da Silvano Radivo
Animadv. Bot. Spec. Alt. 13 (1764)
Valerianaceae
Valeriana strisciante, Valeriana sdraiata, Deutsch: Zwerg-Baldrian
English: Dwarf valerian
Français: Valériane naine
Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta perenne fortemente odorosa, con rizoma strisciante, molto ramoso e tappezzante, fusti fioriferi ascendenti, legnosi alla base, alti 3-8(-15) cm, semplici e pubescenti.
Foglie (lar. 4-10 x 10-18 mm) basali (poco numerose) e mediane brevemente picciolate, semplici, consistenti, obovato-spatolate, spesso convolute, arrotondate all’apice ed a margine intero od appena crenato, cigliato; foglie cauline (1-3 paia) ovate-oblanceolate, ottuse o subacute, sessili e anch’esse cigliate.
Infiorescenza a corimbo denso capituliforme, con brattee basali lineari-lanceolate un po’ minori delle foglie; fiori a calice di 4 mm, corolla imbutiforme (diam. 5-6 mm) rosea o lillacina chiara, con tubo di 3-4 mm e 5 lobi; 3-4 stami e stilo lungamente sporgenti.
Frutto glabro (achenio) di 4-4,5 mm, provvisto di pappo piumoso.
Tipo corologico: Endem. E-Alpica - Endemica alpica delle Alpi orientali.
Distribuzione: Alpi centro-orientali. Endemica rara.
La specie rappresenta un interessante esempio di disgiunzione Nord/Sud-alpica, con un areale parziale settentrionale alpino che passa dalla Stiria ai Grigioni, mentre nel versante italiano si estende dalle Alpi giulie fino al Bormiese e alla valle di Poschiavo.
Habitat: Detriti e macereti consolidati, morene, rocce fessurate, vallette nivali; su calcari e dolomie. Da (1500)1800 a 2800 m.
Sistematica e possibili confusioni: Specie molto simile di ambienti subalpini-alpini è:
Valeriana saliunca All., presente sulle Alpi e sugli Appennini, con rizoma ingrossato, fusti brevi (2-10 cm), numerose foglie basali a cuscinetto in rosette dense, spatolate, non cigliate, più strette ed allungate (3-6 x 17-18 mm), capolini densi (diam. 1,5 cm) con fiori a corolla violaceo-lillacina non più larga di 3 mm.
Valeriana celtica L., presente sulle Alpi con 2 sottospecie, ha scapo eretto indiviso, 3-4 foglie basali ristrette ad apice arrotondato, poche foglie cauline lineari, infiorescenza spiciforme breve con fiori a corolla giallo-rosea o giallo-purpurea di 3-4 mm; su suoli acidi.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Valeriana: genere dedicato a Galerio Valerio, marito della figlia di Diocleziano;
supina: come il greco "ýptios" = “all'insù”: coricato con le spalle aderenti al suolo.
Proprietà ed utilizzi:
Tutte le specie del genere Valeriana condividono le stesse proprietà medicinali; di esse la più nota è Valeriana officinalis, che è molto diffusa e, con tutta probabilità, la più usata. La specie descritta è da considerarsi secondaria per scopi officinali, anche perché piuttosto rara.
Della valeriana si usa la radice, che si conserva essiccata (ha odore sgradevole), per preparare polveri, estratti fluidi e molli, infusi, sciroppi; la radice fresca (raccolta in ottobre-novembre) macerata in alcol è impiegata invece per la tintura madre.
Le doti riconosciute sono antispastiche generali, sedative, antinevrotiche, antiepilettiche, cardiotoniche, ipotensive. La tintura madre è indicata contro l’insonnia, le cefalee e gli stati ansiosi.
Note e Curiosità: Già i Greci ed i Romani e, probabilmente, ancor prima gli Egizi usavano, a scopo curativo, varie specie di Valeriana. Nel '500 si pensava che avesse poteri quasi magici e che curasse vari mali. Il Mattioli osservò come essa piacesse in modo particolare ai gatti, notoriamente dormiglioni (uno dei nomi popolari della pianta è “erba gatta”), deducendone che, in qualche modo, agisse sul sistema nervoso. Nel secolo seguente il celebre scienziato Fabio Colonna scoprì su se stesso i benefici effetti della pianta come antiepilettico; in contemporanea il famoso medico di Montpellier Lazare Rivière ne sperimentò sui suoi pazienti le doti antinevrotiche. A partire dall' '800 la valeriana è ufficialmente entrata a far parte di varie farmacopee, tra cui quella italiana.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
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Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia, Edagricole, Bologna
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore
MAINARDIS G., 2005. Flora del Parco delle Prealpi giulie, Regione autonoma Friuli Venezia Giulia
ZENARI S., 1956. Flora escursionistica, Zannoni Editore, Padova
PERONI G.(a cura di), 2007. Curarsi con le piante, Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, Macchione Editore, Varese
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