Quercus ilex L. - Leccio

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Graziano Propetto
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Quercus ilex L. - Leccio

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Quercus ilex L.
Sp. Pl.: 995 (1753)


Fagaceae

Quercia leccio, Leccio, Elce, Elice, Deutsch: Stein-Eiche
English: Evergreen oak, holly oak, holm oak
Español: Carrasca, carrasca clofolluda
Français: Chêne vert, Yeuse


Forma Biologica: P caesp - Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso.
P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: Quercia sempreverde che ha generalmente portamento arboreo, è molto longeva raggiungendo spesso i 1000 anni di età. Alta fino a 25 m con diametri del tronco che possono superare il metro, ha chioma globosa e molto densa di colore nell'insieme verde cupo, formata da grosse branche che si dipartono presto dal tronco.
La corteccia dapprima liscia e grigia, con gli anni diviene divisa in scaglie poligonali, piccole e piuttosto regolari, scure quasi nerastre.
I rametti dell'anno sono grigi per tomentosità diffusa, in seguito perdono la pubescenza, diventano lucidi e di colore verdastro; ma essendo una quercia a crescita “policiclica”, cioè che emette nuovi getti più volte in una stagione, si trovano sempre nuovi getti grigio-verdi tomentosi che risaltano sullo sfondo verde-scuro della chioma.
Le foglie sono persistenti e durano mediamente 2-3 anni, sono coriacee con un breve picciolo tomentoso, con stipole brune di breve durata; sono verde scuro e lucide nella pagina superiore ma grigio feltrose per una forte pubescenza nella pagina inferiore.
La pianta è dotata di una spiccata eterofillia e di conseguenza la lamina fogliare può avere sulla stessa pianta, diverse dimensioni e forme; da ellittica a lanceolata, arrotondata in alcune forme, di lunghezza variabile da 3-7 cm e larghezza da 1 a 3,5 cm, a base cuneata o arrotondata, il margine può essere intero, o grossolanamente dentato o anche con dentatura profonda e mucronata.
La pagina inferiore mostra da 7 a 11 nervature laterali prominenti ed una tomentosità molto simile alla Sughera, che è formata da peli simili e cere cuticolari lisce con stomi coperti dai peli di forma tondeggiante.
Come in Sughera, anche il Leccio ha un'eterofillia giovanile ed anche nei rami giovani di piante adulte, le foglie sono ovali, concolori con al margine numerosi denti mucronati ma anche spinescenti, nella pagina superiore ci sono radi peli sparsi e quella inferiore è verde chiaro e quasi glabra.
I fiori maschili sono riuniti in amenti penduli e cilindrici (5-7 cm) tomentosi, con perianzio a sei lobi e 6-8 stami, sono portati alla base del ramo dell'anno; i fiori femminili hanno anch'essi perianzio a sei lobi e 3-4 stigmi, sono riuniti in 6-7 fiori.
L'antesi si ha in aprile fino a giugno, ma a volte si può avere una rifioritura in autunno.
Le ghiande maturano nell'anno in autunno inoltrato, sono portate in gruppi di 2-5 su peduncoli di 10-15 (40) mm, di dimensioni molto variabili di colore, a maturazione, marrone scuro con striature evidenti più scure, la cicatrice ilare è piccola e la parte apicale ha un mucrone ben evidente, la cupola ha squame ben distinte con punta libera, ma non divergente, che copre 1/3 o la metà della ghianda a volte di più fino quasi a coprire l'intera ghianda.
Il seme è a pronta germinazione, la plantula è completamente bianca per la fitta pubescenza che la ricopre, le foglie sono dentate e spinose poi diventano glabrescenti.
Il legno è discolore con duramen rossiccio e alburno più chiaro, è a porosità diffusa, tale che i cerchi di accrescimento annuali non sono tanto evidenti, mentre evidenti sono i raggi midollari; è un legno molto duro, di difficile stagionatura e lavorazione, un tempo era usato per pezzi di carri agricoli e altri attrezzi in cui c'era l'esigenza di grande resistenza all'usura e alle sollecitazioni.
Essendo un legno soggetto ad imbarcarsi perchè “nervoso” ed a spaccarsi, non ha mai avuto interesse industriale, ma il suo punto di elezione è la produzione di carbone (Cannello).
E' un eccellente combustibile.
L'apparato radicale è prettamente di tipo fittonante, ma produce anche robuste radici laterali che sono anche pollonanti.
Il fittone può penetrare per diversi metri anche in terreni rocciosi, rendendo la specie molto resistente agli ambienti aridi e agli eventi meteorici, ma la rende molto delicata negli eventuali trapianti che soffre particolarmente.

Tipo corologico: Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).

Distribuzione: il Leccio identifica in se il clima mediterraneo e l'alleanza che la caratterizza più di tutte, è il Quercion ilicis nelle associazioni che in Italia vanno dalle coste del nord alle Madonnie dove raggiunge il Faggio:
Orno-Quercetum ilicis che è la formazione di transizione, al nord sulle coste adriatiche e spostandosi a sud più all'interno in collina e bassa montagna, con le formazioni mesofile caducifolie.
Viburno-Quercetum ilicis = Quercetum ilicis galloprovinciale che rappresenta il punto centrale del suo areale e forse la sua fase climax.
Teucrio siculi-Quercetum ilicis che rappresenta la lecceta montana siciliana.
Le regioni dove si trova più abbondante sono le isole maggiori e le regioni tirreniche ed ioniche; sul versante adriatico è discontinuo e sporadico in formazioni miste, mentre in Puglia, Abruzzo e Marche si possono trovare estese formazioni.
Dei nuclei isolati relitti di periodi più caldi di quelli odierni, si trovano presso i grandi laghi, sui Colli Euganei e nel ferrarese.
In Friuli V.G. oltre alla costiera triestina che gode di una particolare esposizione in formazioni riferibili ad Ostryo-Quercetum ilicis, con una forte componente illirica che si ritrova sulla costa dalmata, ci sono partecipazioni a formazioni costiere presso la laguna di Grado e di Marano Lagunare, presso Lignano pineta e Lignano riviera e foci del Tagliamento di origine antropica, almeno in parte; sono formazioni di transizione tra Quercetalia ilicis, Quercetalia pubescentis e di Pinetalia, con principalmente Pino nero d'Austria, ma anche Pino marittimo, Pino domestico, Pino d'Aleppo ed anche il Pino bruzio.
Il punto più a nord in cui si trova il Leccio in Italia in modo del tutto naturale, è sulle prime pareti esposte alla pianura, delle Prealpi Carniche, su pareti praticamente verticali rivolte a sud, dove da alcuni millenni si riproduce, ma non si espande, riesce a resistere, perchè l'esposizione delle pareti permette, nelle giornate limpide invernali, un minimo di riscaldamento e protezione dai vendi gelidi da nord.
Le pareti sono circondate da formazioni riferibili ad Orno-.Ostrieti principalmente e nello strato erbaceo delle leccete relitte, non si può identificare un'associazione di tipo sub-mediterraneo riconosciuta, ma delle formazioni adiacenti a Scorzoneretalia e Berberidion.
Il leccio si adatta a tanti tipi di substrato, evitando solo i terreni argilloso-compatti e quelli con ristagno idrico. Fuori dal suo areale elettivo si comporta come specie calcicola termica, ma anche se frugale non ama terreni poco evoluti o troppo degradati.
Specie xeroresistente ma più esigente per ciò che riguarda l'umidità atmosferica rispetto ad altre specie del Lauretum collocandosi specialmente nella sua sottozona fredda.
Rispetto alla sughera è molto più resistente al freddo e all'ombreggiamento, ma la sughera ha maggior resistenza alla carenza idrica per l'elevata resistenza stomatica.
Il leccio preferisce un certo ombreggiamento protettivo in fase giovanile e sopporta anche una certa densità laterale. Quando le condizioni climatiche stazionali si avvicinano maggiormente al Castanetum si trova consociato ad altre latifoglie caducifoglie, come Roverella, Orniello, Carpino nero, Aceri, Olmo campestre, Biancospino e Ciavardello.

In Europa è molto diffuso nella penisola Iberica, nella Francia mediterranea e quella del sud-ovest, oltre la penisola Italiana, si trova in tutte le isole del Mediterraneo centro-occidentale, sulle coste balcaniche è presente in modo associato ad altre latifoglie caducifoglie; il leccio associato ad altre sclerofille, si trova anche nell'isola di Creta e in Anatolia lungo la costa del Mar Nero.
A sud manca in Egitto ed è di dubbio indigenato in Libia, si trova invece molto frequentemente in Algeria e in Marocco sia dalla parte atlantica sia sui monti dell'Atlante consociato con il Cedro fino a 2000 metri di quota, ma anche associato al Juniperus thurifera, fino a 2700 m di altitudine.

Habitat: Boschi aridi e macchia mediterranea.

Immagine


Sistematica e possibili confusioni: Interessante è il risultato del suo eteromorfismo che ha prodotto una proliferazione di taxa sottospecifici descritti (175) (Corti, 1959) che crescono più o meno diffusi in tutto l'areale.
In Flora Iberica, (Castroviejo et al. 1990) è descritta una specie a se Quercus rotundifolia Lam. = a Q. ilex subsp. ballota (Desf.) Samp. che cresce assieme al Leccio nella penisola Iberica e in Francia nella zona dei Pirenei.
Si differenzia per le foglie più piccole e ampiamente ovate o sub-rotonde, per le ghiande dolci con le squame della cupola più corte e più spesse, per la maggior xerofilia e continentalità con una rifiorenza autunnale che interessa l'85% delle piante esaminate da Doucousso e collaboratori.
Molti la ritengono ancora buona specie ma ultimamente questo taxon è considerato sottospecifico, di conseguenza il Leccio si divide in due sottospecie:
Quercus ilex L. subsp. ilex e
Quercus ilex subsp. rotundifolia (Lam.) T. Morais.
Di queste in Italia è presente soltanto la sottospecie nominale.

La notevole variabilità delle foglie anche sulla stessa pianta, nel portamento che può essere anche di tipo cespuglioso dipendente dalle condizioni stazionali, non hanno valore tassonomico.
Sembra, invece, che le ghiande che possono essere peduncolate o sessili e la cupola che può ricoprire il frutto del tutto o in parte siano un carattere costante e caratteristico di ogni individuo, ma anch'essi con nessun valore tassonomico.
Alcuni esemplari di forma cespugliosa e con poca o nulla pubescenza nella pagina inferiore delle foglie possono essere confusi con:
Quercus coccifera L. che si differenzia per avere le foglie con il bordo ondulato e non piano e per i denti patenti.
Quercus suber L. che si differenzia nelle piante adulte dalla corteccia assolutamente unica, formata da uno spesso ritidoma solcato e suberoso, dalle foglie con nervatura primaria prevalentemente sinuosa nel terzo superiore, per la pagina superiore verde glauca, per gli stomi ellittici e rilevati, per i fiori femminili in numero di 2-5 a 3 stigmi, per il frutto rossastro con cicatrice ilare cerchiata di nero con mucrone poco evidente e per le squame della cupola di dimensioni diverse, quelle apicali sono divergenti e allungate, appressate quelle basali.

Tassonomia filogenetica

Immagine


______________________________________________________________________________

Etimologia: Il nome del genere secondo alcuni è formato da 2 parole celtiche," Kaer" "quer" = bell'albero, cioè l'albero per eccellenza; secondo altri deriva dal greco ruvido, indicando il legno rivido delle piante di questo genere; il nome specifico deriva dalla lingua celtica e significa “punta”. I latini lo avevano posto all'elce, la cui foglia è spinosa; Ilex= leccio

Principali Fonti
GELLINI R. e GROSSONI P. 1997"Botanica forestale” I e II, Cedam
PIGNATTI S. 1982"Flora d'Italia" Edagricole 1982
FERRARI M. e MEDICI D. 2003"Alberi e arbusti in Italia" Edagricole 2003
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
UBALDI D. 2003 "Flora, fitocenosi e ambiente" Clueb
ABRAMO E. e MICHELUTTI G. 1998"Guida ai suoli forestali" Regione F.V.G. D.R.F.
PIROLA A. 1999 "Elementi di fitosociologia" Clueb
Del FAVERO R. e POLDINI L. 1998 "La vegetazione forestale e la selvicoltura nella regione Friuli.V.G." Regione F.V.G., D.R.F.
STERGULC F. e FRIGIMELICA G."Insetti e funghi dannosi ai nostri boschi nel Friuli.V.G.” Regione F.V.G.,D.R.F.e P.
BLASI C., BOITANI L., La POSTA L., MANES F., MARCHETTI M. 2005"Stato della biodiversità in Italia" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e S.B.I, Palombi
SCOPPOLA A.e BLASI C.,2005,"Stato delle conoscenze sulla Flora Vascolare d'Italia" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, DPN e Dip. Agrobiologia e Agrochimica Università degli Studi della Tuscia, Palombi
CONTI F., ABBATE Giovanna, ALLESSANDRINI A., BLASI C. 2005"An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e Dip. di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Palombi
UBALDI D. 2003 "la vegetazione boschiva d'Italia" Clueb
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia.


Scheda realizzata da Graziano Propetto
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La zona più a nord d'Italia in cui si trovano formazioni di leccio naturali, relitti del post-glaciale, periodo caldo.
Prealpi Carniche a ridosso della Pianura friulana in comune di Trasaghis.
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Eterofillia della specie, sia su piante diverse che sulla stessa pianta, sia di piante giovani che adulte.
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