Sp. Pl.: 1026 (1753)
Anacardiaceae
Lentisco, Deutsch: Mastixstrauch, Wilde Pistazie
English: Mastic, lentisk
Español: Alantisco, almáciga
Français: Pistachier lentisque, Arbre au mastic
Forma Biologica: P caesp - Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso.
P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.
Descrizione: Pianta sempreverde a portamento arbustivo alto 1 -3 m, raramente arboreo alto 6-8 m, con accentuato odore di resina; chioma generalmente densa per la fitta ramificazione, di forma globosa, con rami a portamento tendenzialmente orizzontale; corteccia squamosa di colore cenerino nei giovani rami e bruno-rossastro nel tronco; legno di colore roseo.
Foglie alterne, paripennate, glabre, di colore verde cupo, con 6-10 segmenti ottusi ellittico-lanceolati a margine intero e apice ottuso, lunghi fino a 30 mm, coriacee, glabre, con piccolo mucrone apicale e rachide leggermente alato.
Fiori unisessuali, attinomorfi, pentameri, tetraciclici, in pannocchie cilindriche brevi e dense disposte all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente; fiori maschili con 4-5 stami ed un pistillo rudimentale, vistosi per la presenza di stami di colore rosso vivo; fiori femminili verdi con ovario supero; petali assenti.
Frutto : drupe globose o lenticolari, di diametro 4-5 mm, carnose, rossastre, tendente al nero a maturità, contenenti 1 seme.
Tipo corologico: S-Medit. - Coste meridionali atlantiche e mediterranee.
Steno-Medit. - Entità mediterranea in senso stretto (con areale limitato alle coste mediterranee: area dell'Olivo).
Macarones. - Macaronesia.
Habitat: È una pianta eliofila, termofila e xerofila che vegeta dal livello del mare fino a 600 metri. Tipico componente della macchia mediterranea sempreverde spesso in associazione con l'olivastro, la fillirea e il mirto; molto adattabile per il terreno, predilige però suoli silicei. Non è specie colonizzatrice ma può assumere aspetto dominante nelle fasi di degradazione della macchia, in particolare dopo ripetuti incendi.
Sistematica e possibili confusioni: Il genere Pistacia è presente in Italia con 3 specie: Pistacia lentiscus L., Pistacia terebinthus L. subsp. terebinthus e Pistacia vera L.
L'ultima ha portamento essenzialmente arboreo e foglie pubescenti a 1-5 segmenti ovati; è coltivata, soprattutto in Sicilia, per il seme commestibile e talvolta inselvatichita.
Pistacia terebinthus L. subsp. terebinthus si differenzia da Pistacia lentiscus L. per le foglie imparipennate e l'infiorescenza a pannocchia ramosa più grande; è specie meno termofila.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il nome del genere deriva dal greco "pistákion", assonante con il persiano "pistáh" ricco di farina. Il termine lentìscus identificava in latino questa specie.
Proprietà ed utilizzi:

Il lentisco è una specie che in passato ha avuto una larga utilizzazione per molteplici scopi; oggi i suoi usi sono più limitati.
Il lentisco ha notevole importanza ecologica per la rapidità con cui ripristina un buon grado di copertura vegetale del suolo denudato. E' considerata una specie miglioratrice nel terreno. Il terriccio presente sotto i cespugli di questa specie è considerato un buon substrato per il giardinaggio. Per la sua rusticità è tra le più adatte all'impiego nella riqualificazione ambientale e per l'arredo verde di zone marginali o difficili, quali quelle in forte pendio e altamente rocciose.
I teneri germogli, freschi e poco tannici, sono appetiti dai ruminanti selvatici.
Il lentisco si presta per essere impiegato come componente di giardini mediterranei e giardini rocciosi. Poiché resiste bene alle potature drastiche è adatto anche per la costituzione di siepi geometriche; la ramificazione fitta e le ridotte dimensioni delle foglioline si prestano bene a questo scopo.
Tra le specie spontanee, questa pianta è la più richiesta dal mercato floricolo per le sue fronde verdi recise che, per la delicatezza del fogliame, sono particolarmente idonee alla costituzione di composizioni floreali miste; tale massiccio uso con tagli indiscriminati sta causando seri danni in Albania, in Tunisia ma anche in sud Italia. Per ovviare a tale distruzione dell'habitat si è cominciato timidamente a coltivarlo.
Il legname del lentisco è apprezzato per lavori di intarsio e per piccoli lavori al tornio, grazie alla sua durezza e al bel colore rosso-venato. In passato veniva usato per produrre carbone vegetale e ancora oggi è apprezzato per alimentare i forni a legna delle pizzerie in quanto la sua combustione permette di raggiungere in tempi rapidi alte temperature.
Le foglie, ricche di tannini, venivano usate per la concia delle pelli.
Effettuando incisioni sul tronco e sui rami si ottiene una resina che si rapprende all'aria (mastice); essa ha un odore caratteristico e viene chiamato mastice di Chio.
Il mastice, se masticato, diventa una pasta malleabile che aderisce ai denti e, grazie alla sua azione antinfiammatoria e antisettica, combatte la gengivite, la piorrea e profuma l'alito.
L'olio essenziale prodotto dai frutti è considerato efficace nella cura dei reumatismi; esso ha proprietà balsamiche, antinfiammatorie, sedative ed antisettiche delle mucose; l'alto contenuto di sostanze tanniche ne fa un valido aiuto in caso di dissenterie, anche se l'uso del lentisco come pianta medicinale è attualmente sconsigliato per uso interno perché può provocare intossicazioni e fenomeni di intolleranza.
L'olio ricavato dai semi è usato in cosmetica per fare saponi con caratteristiche balsamiche ed antisettiche.
L'olio essenziale di Lentisco è un ottimo balsamico, tonificante e rinfrescante da aggiungere all'acqua del bagno. Può essere usato anche per profumare l'aria in casa. La resina essiccata può essere utilizzata per profumare gli armadi e tenere lontano gli insetti.
Ancora oggi il mastice viene utilizzato come sostanza adesiva. Ha anche impieghi artistici: disciolto in essenza di trementina fornisce un'ottima vernice finale per i dipinti a tempera e ad olio soprattutto per restauri neutri su dipinti antichi.
In passato i frutti venivano sottoposti a bollitura e a spremitura per estrarre un olio impiegato come combustibile per l'illuminazione e come succedaneo dell'olio d'oliva per l'alimentazione, soprattutto nei periodi di carestia o in caso di scarso raccolto dagli olivi e dagli olivastri.
Anticamente le bacche erano usate per aromatizzare le carni e venivano usate in insalata insieme con altre erbe di prato o come mangime per gli uccelli.
Il mastice viene utilizzato, nel Mediterraneo Orientale, come sostanza da masticare, aromatizzante di bevande (es. vino), di gelati, di liquori.
Nell'alimentazione animale, il panello residuo dall'estrazione dell'olio è utilizzabile tale e quale come mangime, soprattutto per i suini, ed ha buone caratteristiche dietetiche.
Note e Curiosità: La pianta rimane verde anche d'estate durante il periodo di maggiore aridità, grazie alla sua resistenza all'aridità. Ha una grande capacità pollonifera; anche se i rami vengono praticamente distrutti dal fuoco, la pianta forma rapidamente nuova vegetazione dopo un incendio.
La parola “mastice”, attualmente nome generico di sostanza adesiva, deriva dal greco “mastìche”, che indicava specificamente la resina chiara prodotta dal lentisco per incisione del fusto e dei rami ed utilizzata ad uso masticatorio.
Sin dall'antichità (Dioscoride, Ippocrate, Galeno, Plinio) erano apprezzate le sue molteplici proprietà. Plinio il Vecchio nella sua “Storia naturale”, suggerisce di utilizzare l'olio ricavato dai frutti e mescolato a cera per medicare le escoriazioni e le foglie fresche per le infiammazioni del cavo orale.
In Grecia la pianta era consacrata a Dictymna, una ninfa di Artemide che amava adornarsene; poiché analogo uso ne facevano le vergini elleniche, nel tempo questa pianta è rimasta legata ai simboli di purezza e verginità.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
Entità protetta a livello regionale (UMB, MOL)
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Principali Fonti
Pignatti - Flora d'Italia - Edagricole
Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005 - An annotated checklist of the Italian vascular flora - Palombi Editori
Scheda realizzata da Daniela Longo