Prunus avium (L.) L. - Ciliegio selvatico

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Graziano Propetto
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Prunus avium (L.) L. - Ciliegio selvatico

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Prunus avium (L.) L.
in Flora Svecica 165 (1755)

Basionimo: Prunus cerasus V avium L. - Sp. Pl. 1: 474 (1753)
Altri sinonimi: Cerasus avium Moench

Rosaceae

Ciliegio, Ciliegio selvatico, Deutsch: Vogelkirsche
English: Wild cherry, sweet cherry
Español: Cerezo silvestre, cerezo dulce
Français: Merisier, cerisier des oiseaux


Forma Biologica: P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: E' una delle latifoglie nobili dei nostri boschi; albero medio, (o di seconda grandezza), deciduo a rapido accrescimento, con tronco slanciato a chioma piramidale da giovane piuttosto rada poi, con l'età più tondeggiante; normalmente in bosco raggiunge i 20-25 m d'altezza ma in condizioni stazionali ottime anche i 30 m.
Pianta non molto longeva 100-150 anni; molto pollonifera e se ceduata ricaccia con vigoria formando piccole macchie di piantine derivate da polloni radicali, ha crescita di tipo monopodiale per tutta la vita.
La corteccia, da giovane è liscia rossastra e grigia, ha fasce orizzontali con numerose lenticelle allungate anch'esse orizzontali; con l'età diviene rosso-bruna scura con grosse lenticelle allungate e appiattite orizzontalmente, forma un ritidoma poco spesso che si stacca in strisce e placche ad anello.
I rametti sono glabri, grigi poi rossicci, la pianta giovane forma solo rami di allungamento (macroblasti) poi, dopo pochi anni inizia la formazione di brachiblasti (rametti corti e tozzi che portano gemme ravvicinate, di cui la centrale è una gemma a fiore e formano dei pseudoverticilli), le gemme a legno (quelle di accrescimento) sono ovali, acute, mentre quelle a fiore sono globose, pluriperulate, glabre.


Foglie, Fiori, Semi: la disposizione delle foglie sui rametti di accrescimento sono spiralate, alterne, semplici, penninervie, lunghe 5-15 cm con margine serrato e con le nervature secondarie che si riuniscono prima di arrivare al margine, sono di colore verde scuro e glabre sulla pagina superiore, più chiare e inizialmente leggermente pubescenti in quella inferiore.
Il picciolo è glabro di 2-4 cm che porta 2 (3) caratteristiche ghiandole rossicce a ridosso del lembo fogliare con funzione di nettari; in autunno le foglie a secondo dell'andamento stagionale, assumono colorazioni molto ornamentali dal giallo oro al rosso cupo.
Ha fiori perfetti tipici delle rosacee,(5 meri) ermafroditi, lungamente peduncolati, con calice verde e glabro, composto da 5 sepali che si piegano all'indietro e corolla formata da 5 petali bianchi smarginati all'apice, 15-25 stami lunghi come i petali e antere gialle; l'ovario e lo stilo sono glabri.
I fiori sono riuniti in ombrelle pauciflore sui brachiblasti, la fioritura avviene normalmente da aprile a maggio e l'impollinazione è entomofila (insetti).
Il ciliegio selvatico è una specie autoincompatibile e di conseguenza ha bisogno, per fruttificare, di polline proveniente da altre piante della stessa specie.(molte cultivar invece sono autofertili).
I frutti sono drupe che maturano un paio di mesi dopo l'impollinazione, tonde di circa 1 cm, con epicarpo a maturazione, dolce succoso, edule e di colore rosso cupo, molto ricercato dagli uccelli ("avium" significa, degli uccelli) , ma anche dai mammiferi.
L'endocarpo (nocciolo) è legnoso, duro e discretamente impermeabile, anche il tegumento del seme è abbastanza impermeabile, ma soprattutto ha l'embrione profondamente dormiente (ortodosso) e varia da seme a seme; la rimozione della dormienza richiede 4-5 mesi di chilling, con due settimane a 25° C e periodi più lunghi a 4-5 °C. ma la risposta non è sempre uguale per tutti i semi.
Buona la facoltà germinativa 70-80%.
Specie pregiata anche per il suo legno che è semiporoso, discolore con alburno biancastro e duramen rosato- giallastro- brunastro, lucente a tessitura fine, facilmente lucidabile e rifinibile; è molto ricercato per mobili ed ebanisteria ma anche strumenti musicali e intarsio.
L'apparato radicale è esteso obliquo e scende notevolmente in profondità e il suo approfondimento viene inibito solo da suoli asfittici duri e pesanti.

Tipo corologico: Europ.-Caucas. - Europa e Caucaso.

Distribuzione: E' quanto mai arduo definire l'areale del ciliegio selvatico in quanto è stato diffuso dall'uomo in tempi antichissimi, si pensa che sia originario dell'Asia occidentale ma forse anche dell'Europa centrale e nord occidentale come dimostrano molti resti fossili e archeologici, pare sia stato raro allo stato spontaneo, nella regione mediterranea.
Ora si trova in tutta Europa, a ovest raggiunge il nord della penisola Iberica, a nord raggiunge l'Inghilterra, Danimarca, Svezia e Norvegia, a est le pianure del Don e con areali frammentati, il Caucaso e l'Anatolia settentrionale, a sud raggiunge la Grecia ed è presente sulle montagne di Tunisia e Algeria.
In Italia è presente su tutto il territorio ma, probabilmente spontaneo su suoli tendenzialmente sub-acidi al nord, dal piano nell'orizzonte delle latifoglie eliofile, fino all'orizzonte montano delle latifoglie sciafile, cioè dal Castanetum sottozona fredda al Fagetum, ma pare che il suo optimum sia nel Fagetum sottozona calda.

Habitat: Specie eliofila, rustica, plastica si adatta anche a suoli carbonatici, molto resistente alle basse temperature; si trova sporadico o a piccoli gruppi nei querceti a Roverella e Cerro e negli Orno-Ostrieti al centro e al sud, nelle radure che colonizza molto facilmente, nel bosco misto caducifoglio ai margini delle faggete anche con Abete bianco, ma soprattutto con Acero montano, Olmo montano, Rovere.
Su suoli superficiali e carbonatici risente di eventuali carenze idriche, vuole stazioni fertili specialmente di azoto e adeguatamente rifornite d'acqua; se rispettate queste esigenze unite ad una adeguata luminosità diventa una specie utile per rimboschimenti e colonizza facilmente, come specie pioniera, ex coltivi e pascoli abbandonati assieme a Betulla.

Immagine


Sistematica e possibili confusioni: Da molti la varietà selvatica viene indicata come var. sylvestris Dierb.
Le varietà a polpa molle var. juliana L. e quelle a polpa dura var. duracina L.
Spesso nelle vicinanze di abitazioni, si possono incontrare individui inselvatichiti di cultivar, di non facile determinazione (di solito hanno foglie e frutti più grandi).

Il ciliegio selvatico, se da utilizzare per la produzione di legname di pregio, non va lasciato invecchiare oltre i 60 anni di età, in quanto è soggetto a formare, partendo dal midollo, un vuoto all'interno del tronco.
Si può confondere con:
Prunus cerasus L., chiamata marena o marasca, il frutto amarena, è un alberetto molto pollonifero radicale con stoloni e spesso cespuglioso che non tende ad invadere boschi naturali, ha picciolo senza ghiandole nettarifere e foglie più piccole ovali o al massimo lanceolate finemente dentellate, produce frutti piccoli rotondi un po' schiacciati all'attacco del picciolo lucidi rosso molto scuro a maturazione e di sapore amarognolo.

Tassonomia filogenetica

Immagine


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Etimologia: Il nome ciliegia o ceresia ha origine iraniana (Kirahs, keras) poi latino ceresia, spagnolo ceresa, francese cerise, inglese cherry, tedesco kirsche.
Il nome della amarena o marasca deriva dal latino "amarus".

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie commestibile officinale

Dalle ferite o cretti da gelo fuoriesce spesso una resina gommosa di colore ambra usata in farmacia.
I piccioli dei frutti vengono usati come diuretici.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
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Principali Fonti
GELLINI R. e GROSSONI P. 1997"Botanica forestale” I e II, Cedam
PIGNATTI S. 1982"Flora d'Italia" Edagricole 1982
FERRARI M. e MEDICI D. 2003"Alberi e arbusti in Italia" Edagricole 2003
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
UBALDI D. 2003 "Flora, fitocenosi e ambiente" Clueb
ABRAMO E. e MICHELUTTI G. 1998"Guida ai suoli forestali" Regione F.V.G. D.R.F.
PIROLA A. 1999 "Elementi di fitosociologia" Clueb
Del FAVERO R. e POLDINI L. 1998 "La vegetazione forestale e la selvicoltura nella regione Friuli.V.G." Regione F.V.G., D.R.F.
STERGULC F. e FRIGIMELICA G."Insetti e funghi dannosi ai nostri boschi nel Friuli.V.G.” Regione F.V.G.,D.R.F.e P.
BLASI C., BOITANI L., La POSTA L., MANES F., MARCHETTI M. 2005"Stato della biodiversità in Italia" Ministero dell’ Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e S.B.I, Palombi
SCOPPOLA A.e BLASI C.,2005,"Stato delle conoscenze sulla Flora Vascolare d'Italia" Ministero dell’ Ambiente della Tutela del Territorio, DPN e Dip. Agrobiologia e Agrochimica Università degli Studi della Tuscia, Palombi
CONTI F., ABBATE Giovanna, ALLESSANDRINI A., BLASI C. 2005"An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" Ministero dell’ Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e Dip. di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Palombi
UBALDI D. 2003 "la vegetazione boschiva d'Italia" Clueb
BERNETTI G.e PADULA M. 1984 “Le latifoglie nobili nei nostri boschi” Quaderni di Monti e Boschi, Edagricole


Scheda realizzata da Graziano Propetto
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