Phytolacca americana L. - Uva turca

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Phytolacca americana L. - Uva turca

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Phytolacca americana L.
Sp. Pl.: 441 (1753)

Phytolacca decandra L., Phytolacca vulgaris Bubani, nom. illeg., Phytolacca vulgaris Crantz

Phytolaccaceae

Cremesina uva turca, Fitolacca americana, Uva da colorare, Uva turca, Deutsch: Kermesbeere
Engliash: Pokeweed
Español: Hierba carmín
Français: Raisin d'Amérique, teinturier


Forma Biologica: G rhiz - Geofite rizomatose. Piante con un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.

Descrizione: Pianta perenne, erbacea, vigorosa, con grosso fittone orizzontale, fusiforme a polpa bianca; fusti eretti a sezione tetragonale, ramificati, lignificati alla base, succulenti in alto, glabri; rami subcilindrici; di colore dal verde chiaro al rosso violaceo, colore che diviene dominante con l'avanzare della stagione. Altezza della pianta compresa fra 1÷3 m.
Le foglie, brevemente picciolate (1÷2 cn), sono alterne, lunghe 10÷25 cm e larghe sino a 10 cm, ovali-lanceolate con margine intero o ondulato, base arritondata e apice acuto, spesso mucronato. La pagina superiore di colore verde chiaro brillante, tende ad ingiallire nelle stazioni esposte al sole, quella inferiore è verde opaca con nervature prominenti, spesso di colore rossastro.
I piccoli fiori apetali, sono portati da peduncoli bianchi di 5÷10 cm e riuniti in racemi lassi, eretti o patenti, lunghi fino a 15 cm, opposti alle foglie; di colore bianco-verdastro, rosato o porporino, hanno perianzio composto da 5 elementi sepaloidi, persistenti; 10 stami eretti; ovario supero verdastro costituito da 10 carpelli concresciuti al centro del fiore, stili brevi e persistenti.
I frutti su peduncoli rosati, sono riuniti in grappoli persistenti che diventano penduli a maturazione per un graduale incurvamento dei peduncoli verso il basso; sono polibacche dal Ø di circa 10 mm, esteriormente rigate, prima di colore verde, poi porpora scuro tendente al nero, lucide, globose ± appiattite, hanno la forma di una piccola zucca marcata da 10 coste corrispondenti ai 10 semi contenuti all' interno. I semi di forma lenticolare, sono neri e lucidi.

Tipo corologico: N-Americ. - America del Nord.

Distribuzione: Specie neofita invasiva, originaria del nord America coltivata nell'Europa meridionale come pianta da giardino, è oggi largamente naturalizzata ed infestante. Presente in tutto il territorio.

Habitat: Terreni incolti, campi, giardini, margini di strade, rive dei corsi d'acqua, massicciate ferroviarie, ambienti ruderali, terreni freschi e ricchi di humus; 0÷400 m s.l.m.

Immagine


Sistematica e possibili confusioni: Specie simile è la congenere Phytolacca dioica L. - Cremesina ad albero, che si distingue per essere specie neofita casuale dal portamento arboreo, con la base legnosa ed ingrossata e per avere i racemi penduli.

Tassonomia filogenetica

Immagine


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Etimologia: Il nome generico deriva dal greco "phytón" = pianta e dall'indi "lakh" = un colorante estratto da un insetto, dalla tinta simile a quella violacea del succo contenuto nelle bacche; l'epiteto specifico indica il continente d'origine.

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie officinale tossica

Costituenti principali: saponine triterpeniche, glucosidi, glicoproteine, fitolaccina, fitolaccigenina, cariofilene, lectina, resina, cera, gomma, tannino, amido.
Erba amara, alterativa, catartica, narcotica, lievemente ipnotica, insetticida e purgativa, che riduce le infiammazioni, stimola i sistemi immunitario e linfatico e libera dalle tossine. È efficace contro molti batteri, virus, funghi e parassiti.
In medicina per uso interno nelle malattie autoimmuni, in particolare artrite reumatoide, in caso di tonsillite, catarro cronico, bronchite, mastite, malattie cutanee e infiammazioni.
Per uso esterno in caso di dermatiti (comprese infezioni fungine), infiammazioni delle articolazioni, emorroidi, mastite, ulcere varicose.
Sebbene molte parti della pianta siano velenose, in molti paesi, è diffuso l'uso alimentare delle giovani foglie e dei germogli, dopo previo bollitura e cambiando più volte l'acqua di cottura.
I giovani getti possono essere utilizzati come gli asparagi, mentre il succo dei frutti, era impiegato sino a non molti anni fa, oggi è perlopiù proibito e comunque sconsigliato, infatti come il resto della pianta ha proprietà purgative, come colorante per il vino e dall'industria dolciaria.
Attenzione: alcuni componenti tossici possono facilmente attraversare la barriera cutanea e, in particolare, la linfa può provocare dermatiti da contatto in soggetti sensibili.
Tutta la pianta è da considerarsi tossica e la sua ingestione produce bruciori della bocca e della gola, salivazione, vomito, diarrea sanguinante, sonnolenza, pizzicore e formicolio in tutto il corpo, vertigini, spasmi, convulsioni, e coma.
Dai frutti si ottiene un inchiostro rosso e una tintura che veniva utilizzata per tingere la lana, la radice per l'alto contenuto di saponine è stata utilizzata per produrre sapone.

Note e Curiosità: Le Phytolacca presentano un insolito chimismo che è stato sottoposto a indagine scientifica nella speranza di individuare nuove droghe anti-AIDS ed è stata isolata dalle foglie di P. americana, una proteina PAP (pokeweed antiviral protein) che è attualmente usata per inibire la replicazione del virus HIV nelle cellule umane.
Queste piante contengono potenti antinfiammatori, proteine antivirali e sostanze che influenzano la divisione cellulare.
Phytolacca americana veniva usata dai nativi americani come emetico e antireumatico.
Gli indiani utilizzavano la radice polverizzata come cataplasma, analogamente a quanto facevano i primi coloni che applicavano un impacco alle mammelle delle mucche in caso di mastite.
Nel 700 si credeva che gli impacchi di radice fossero una buona cura per il tumore. Verso la fine del XVIII secolo il succo delle bacche fu a volte impiegato in caso di scrofolosi e ulcere cancerose, inoltre uno studio medico specifico sulla fitolacca in data 1795 determinò che i cherokee, si servivano della radice polverizzata di questa pianta contro il sifiloma primario senza particolare successo e, classificò la Fitolacca come escarotica nelle ulcere e nei tumori, oltre che catartica, antidolorifica, narcotica, diuretica ed efficace nelle febbri intermittenti.
Anche gli indiani irochesi la impiegavano a scopi terapeutici, mentre le bacche venivano usate da diverse tribù per l'estrazione di una sostanza colorante. Le bacche rimasero iscritte nella farmacopea americana sino al 1905, la radice disseccata di Phytolacca rimase ufficialmente in uso sino al 1947.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
______________________________________________________________________________

Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia.Edagricole, Bologna.
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C., 2005. An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora. Palombi, Roma.
BOWN. D., 1995 . Encyclopaedia of Herbs and their Uses. Dorling Kindersley, London.
AGRADI A., REGONDI S., ROTTI G., 2005. Conoscere le piante medicinali. Mediservice, Cologno Monzese (MI).
VOGEL V.J., 1998. Erboristeria e medicina naturale dei pellerossa. Rusconi, Milano.
Phytolaccaceae - Flora of North America
Phytolacca americana information from NPGS/GRIN
Phytolacca americana - Plants For A Future database report
Henriette's Herbal
Index Plantarum Flora Italicae - Indice dei nomi delle specie botaniche presenti in Italia


Scheda realizzata da Marinella Zepigi & Giuliano Salvai
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