Fruct. Sem. Pl. 2: 378 (1791)
Basionimo: Carduus marianus L. - Sp. Pl.: 823 (1753)
Altri sinonimi: Silybum pygmaeus Cass.
Asteraceae
Cardo di Santa Maria, Cardo mariano, Cardo lattario, Deutsch: Mariendistel
English: Variegated Thistle, Milk thistle
Español: Abrepuño, cardo lechero
Français: Chardon Marie
Forma Biologica: H bienn - Emicriptofite bienni. Piante a ciclo biennale con gemme poste a livello del terreno.
Descrizione: Pianta bienne, glabra e spinosa, con radice sferica spessa e ramificata, con fusto eretto, robusto, striato e ramificato nella parte superiore; durante il primo anno produce una rosetta di foglie basali, nel secondo anno sviluppa lo scapo fiorale. Altezza 30÷150 cm.
Le foglie basali sono picciolate, coriacee, pennatifide, lunghe sino a 40 cm, il margine è ondulato e sinuato-lobato i lobi triangolari terminano con spine robuste; la lamina è brillante, verde scuro variegata di bianco lungo la nervatura, glabra.
La parte inferiore del caule porta molte foglie, di dimensioni < e meno lobate rispetto alle terrestri, sono alterne, sessili, le superiori dentate, ovali o oblunghe, orlate di spine gialle.
I fiori ermafroditi, sono riuniti in grandi capolini globosi all'apice dei fusti. Le robuste bratte dell'involucro sono glabre, dentate e spinose terminanti con un aculeo ricurvo, divengono ricuve durante la fruttificazione; le corolle tubulose sono porporine, raramente bianche.
I frutti sono acheni di 5,5-7,5 mm, obovato-compressi, neri, lucidi e glabri, il pappo pluriseriato è composto da setole denticolate caduche e bianche.
Tipo corologico: Medit.-Turan. - Zone desertiche e subdesertiche dal bacino mediterraneo all'Asia centrale.
Distribuzione: Originario del Kashmir, S.marianum è un'erba ormai diffusa in tutto il mondo nelle zone temperate.
Presente in quasi tutto il territorio.
Habitat: Cresce fra i ruderi, negli incolti, ai margini di campi abbandonati e ai bordi di strade campestri, zone di scarico di rifiuti, spesso come relitto di coltura; dal piano sino a 1.000 m s.l.m.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: Il nome del genere deriva dal greco "silybon", termine usato da Dioscoride per indicare un certo numero di cardi commestibili; per quanto riguarda l'epiteto specifico "marianum", la leggenda attribuisce al latte della Vergine Maria caduto sulle foglie, mentre fuggiva in Egitto per sottrarre Gesù alla persecuzione di Erode, la tipica variegatura.
Proprietà ed utilizzi:

Costituenti principali: bioflavonoidi (fitoestrogeni) chiamati flavonolignani, e che comprendopno principalmente la silibina insieme a isosilibina, deidrosilibina, silidianina, silicristina, acido linoleico, acido oleico e palmitico, proteine, tiramina, tracce di inulina, mucillagini, tannini catechici, sostanze amare, olio essenziale.
Erba amara, diuretica, tonica, aperitiva, depurativa, febbrifuga, spasmolitica, antitossica; capace di rigenerare le cellule epatiche e di stimolare il flusso della bile; di stimolare la produzione di latte materno nelle puerpere e di curare il mal di testa associato al ciclo mestruale.
Nel 1968, un gruppo di ricerca guidato da H. Wagner presso l'Università di Monaco di Baviera, isolò nei semi di S.marianum, 3 composti epatoprotettivi: silibinina, silidianina e silicristina. Queste 3 sostanze sono note collettivamente con il nome di silimarina.
Gli effetti benefici sul fegato sono molteplici. La silimarina si fissa con un potente legame ai ricettori delle membrane cellulari epatiche attraverso cui penetrano le tossine, inibendone l'azione.
È un efficace antiossidante che protegge le cellule del fegato dai processi chimici responsabili di numerosi danni epatici; stimola la riparazione delle cellule danneggiate e la funzionalità del sistema immunitario. La silibinina, ingrediente più attivo contenuto nella silimarina è particolarmente importante nel trattamento di varie malattie epatiche, quali epatite cronica e infiammazione del dotto biliare, spesso indotte da abuso di alcool o droghe e farmaci: FANS e cortisone; nonché nella prevenzione e nel trattamento di alcuni tipi di cancro: seno e prostata.
Non meno importante è l'azione antiossidante della silimarina: attraverso l'attività “radical scavenger” elimina i radicali liberi e i lipoperossidi, che sono fattori determinanti per lo sviluppo di malattie come l'aterosclerosi, l'Alzheimer, le artriti ossee.
La silimarina riduce inoltre il livello di colesterolo e può limitare i rischi di complicanze del diabete.
Una frazione solubile chimica derivata da semi di Cardo Mariano, nota come “silibinin”
è impiegata in infusione venosa, quale terapia in caso di avvelenamento da funghi del genere Amanita. Se somministrata in tempo questa terapia, le probabilità di sopravvivenza rispetto all'uso dei carboni attivi sono molto più elevate.
In cucina la pianta è utilizzabile durante tutto il suo ciclo vegetativo. Le radici bollite, ricordano nel sapore la Barba di becco (Tragopogon porrifolius), i capolini si cucinano come i carciofi, le giovani foglie dal vago sapore di cetriolo in insalata e i fusti si mangiano crudi, al naturale o in pinzimonio, ma anche cotti come i gobbi.
Il Cardo mariano viene anche usato come componente aromatica e aperitiva per la preparazione di liquori.
Note e Curiosità: Il medico greco Dioscoride ne consigliava l'uso per la cura dei morsi di serpente, mentre altri riconoscevano le potenziali virtù epatoprotettive dell'erba.
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), ha scritto circa l'uso della pianta come un vegetale, ma anche i che il succo della pianta, mescolato con il miele, è eccellente per "espellere la bile". Questo è forse il primo riferimento per l'utilizzo del Cardo Mariano, per il fegato relative condizioni.
Circa 1000 anni più tardi, la pianta era già ben nota in Germania. Indicata in un importante manoscritto medievale, che raccoglieva tutto il sapere medico e botanico del suo tempo dal titolo di "Physica" - "Storia naturale o Libro delle medicine semplici" di Ildegarda di Bingen, monaca benedettina studiosa fra le altre materie di medicina e botanica .
Nel XVII secolo, l'erborista Culpepper che è efficace "per aprire le ostruzioni del fegato e della milza" e quindi ne approvava l'uso nel trattamento dell'ittero , mentre nel XIX secolo i medici eclettici americani, prescivevano il Cardo mariano per la cura delle malattie epatiche.
Silybum marianum è specie di una ristretta area del Mediterraneo, ma coltivata per secoli in tutta Europa dove è naturalizzata, è stata portata in America dai primi coloni, probabilmente come pianta alimentare, è ormai naturalizzata (infestante) anche negli U.S.A e in alcune aree del S. America.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
______________________________________________________________________________
Principali Fonti
PIGNATTI S., 1982. Flora d'Italia.Edagricole, Bologna.
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C., 2005. An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora. Palombi, Roma
PRIHODA A., 1993. Le piante della salute. Melita, La Spezia.
BOWN. D., 1995 . Encyclopaedia of Herbs and their Uses. Dorling Kindersley, London.
CASTELMAN M., 2001. The New Healting Herbs. Rodale Inc. Emmaus, PA, U.S.A.
Silybum marianum: descrizione botanica, costituenti chimici, attività farmacologica Tesi di Laurea di Mariani Federica
IPFI - Index Plantarum Florae Italicae
Scheda realizzata da Marinella Zepigi