Pinus nigra J.F.Arnold - Pino nero
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Pinus nigra J.F.Arnold - Pino nero
Pinus nigra J.F.Arnold
Reise nach Mariazell in Steyerm. 8 et tab. (1785)
Pinus austriaca Host, Pinus nigricans Host
Pinaceae
Pino nero, Pino austriaco, Deutsch: Schwarzkiefer, Schwarzföhre
English: Austrian pine, black pine
Español: Pino salgareño
Français: Pin noir
Forma Biologica: P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.
Descrizione: Qui descrivo i caratteri generali visto la grande variabilità nell'areale di questa specie che si può definire collettiva.
Ha portamento arboreo con chioma piramidale in gioventù che diviene irregolare espansa con l'età, di colore generale verde scuro, le gemme sono ovoidali, appuntite e resinose, gli aghi hanno guaina persistente e si trovano in fascetti da due, lo strobilo mai grande è subsessile, simmetrico a maturità di colore bruno chiaro, ha squame tipicamente colorate di nero nella parte nascosta della faccia superiore dell'unghia, l'apofisi è dorsale e termina con un umbone mediamente mucronato.
Queste sono caratteristiche generali costanti in tutto l'areale.
In seguito si descrive la morfologia che interessa l'Italia nelle entità pino laricio e pino nero d'Austria per il resto si faranno sempre i riferimenti alle altre entità.
Raggiunge generalmente i 15-25 (35) metri di altezza, solo occasionalmente la subsp. laricio e subsp. nigra possono arrivare a 40 (50) m; il diametro può raggiungere e superare il metro; nella subsp. laricio il tronco è particolarmente dritto mentre nella sottospecie nominale, anche a causa dell'ambiente di crescita, è spesso rastremato a volte contorto e anche diviso.
Ha corteccia giovane di colore bruno grigiastro scagliosa ma con gli anni il ritidoma si suddivide in larghe placche con i solchi di colore scuro (placche più chiare e regolari in subsp. laricio) con bordo nero nelle entità centrali e orientali.
I rami nella pianta giovane, sono distribuiti in evidenti verticilli mentre con l'età si dispongono con meno regolarità, sono orizzontali con la parte terminale rivolta verso l'alto.
I rami sono sottili nel pino laricio mentre sono grossi e nodosi nella subsp. nominale (questi caratteri assieme agli aghi e alla maggior distanza dei palchi, fanno si che il pino laricio si differenzi per una estrema leggerezza della chioma).
I rami dell'anno sono glabri e lucenti, in pino laricio sono prima giallo ocra per divenire poi bruno rossastri, mentre in pino austriaco sono bruni grigiastri a volte con leggere tonalità giallastre.
La gemma apicale è lunga 12-24 mm, ovoide o cilindrico-ovoide e sempre appuntita all'apice, resinosa, particolarmente resinosa nel pino austriaco, hanno squame appressate ma quelle basali possono essere aperte e riflesse lunghe 5 mm con margine sfrangiato; sono di colore bruno chiaro ma quando ricoperte da resina hanno riflessi argentei ed aspetto biancastro.
Le dimensioni e la morfologia degli aghi sono i caratteri maggiormente utilizzati per l'attribuzione ad una delle due entità.
Gli aghi sono lunghi (4) 8-16 (24) cm e spessi (1) 1,2-1,8 (2,1) mm; hanno sezione semicircolare e l'apice appuntito ma non sempre pungente di colore generalmente verde scuro ma in alcune provenienze possono essere più chiari.
Le due facce hanno 12-14 linee stomatifere, i margini dell'ago sono denticolati, la base del ramo corto che porta il fascetto di aghi è avvolta da una guaina persistente lunga 10-20 mm.
Di norma il pino austriaco ha aghi più corti del pino laricio però in alcune stazioni magre e in alcune varietà (var. dalmatica sensu Fukarek e var. italica) gli aghi possono essere molto corti anche 4-7 cm.
Lo spessore non differisce molto ma la lunghezza e la rigidità determinano l'aspetto dell'ago; generalmente sono diritti o leggermente incurvati e nel pino laricio possono avere più di una curvatura anche molto accentuata perciò sinuoso ma mai ritorto come in pino silvestre.
Nel pino laricio gli aghi sono flessibili appuntiti e poco o nulla pungenti hanno colore più chiaro; è stato osservato anche che i canali resiniferi in pino laricio possono essere assenti nel mesofillo che corrisponde alla faccia piana dell'ago (Gellini 1968)
Queste caratteristiche non hanno un sicuro valore diagnostico; più importante da un punto di vista tassonomico è il numero di strati e quindi dello spessore dell'ipoderma meccanico.
Esiste un gradiente da ovest verso est, nel pino laricio si hanno 1-2 strati mentre in pino austriaco si hanno, sempre con gradiente da ovest verso est, da 2 a 5 strati, questi strati con funzione meccanica determinano la rigidezza degli aghi e più gli aghi sono corti e anno più strati, più l'ago è pungente.
La fioritura avviene in primavera e a seconda della stazione va da aprile a giugno; i microsporofilli sono portati alla base del ramo dell'anno e compaiono all'inizio della fase di allungamento, a maturità sono di colore giallo.
I macrosporofilli sono portati eretti all'apice del ramo dell'anno e compaiono quando si evidenzia la gemma apicale inizialmente di colore verde ma a maturazione diventano di colore rosso carminio, sono portati da un breve peduncolo in gruppi di 2-4(5).
Gli strobili maturano nell'autunno del secondo anno e cadono nella primavera successiva di solito dopo aver già disseminato durante l'inverno.
Gli strobili maturi sono subsessili o leggermente peduncolati inseriti ortogonalmente al rametto o leggermente obliqui, sono lunghi (3,5) 5-8 (12) cm e larghi 2-4 (4,5) cm, sono lucenti e hanno colore bruno chiaro o anche giallastro; le squame sono lunghe 2,5-3 cm ben lignificate, hanno apofisi dorsale leggermente rilevata con umbone provvisto di un breve mucrone.
L'unghia della squama (la parte coperta superiore) è caratteristicamente colorata di nero che distingue questa specie dalle altre a livello europeo.
I semi sono molto grandi 5-7 mm di lunghezza, sono cuneiformi, compressi lateralmente di colore dal grigio bruno al grigio cenere con ala lunga diverse volte il seme; la fertilità è di solito alta, non sono dormienti e quando hanno la temperatura ideale germinano.
E' stato osservato che in pino laricio ci sono notevoli differenze nella temperatura ideale per la germinazione che dipende dalle provenienze (es.in Corsica +20°C, in Calabria +15°- +20°C) e la luce accelera la germinazione mentre il fotoperiodo non ha importanza.
I semenzali di pino nero hanno (5) 7-8 (10) cotiledoni sottili lunghi 2,5-3 cm glabri e privi di denticolatura, l'ipocotile è più o meno violaceo, sottile 1 mm di diametro, le foglie primarie sono lunghe 3-4 cm e sono piuttosto larghe, poco pungenti e provviste al margine di denti ravvicinati e brevi.
La gemma apicale quando compare è ricoperta di abbondante resina, i cotiledoni cadono nell'autunno del primo anno e le foglie definitive compaiono nell'anno successivo.
La plantula ha radice fittonante da cui si dipartono numerose radici secondarie che si espandono lateralmente producendo così un apparato radicale che è molto più sviluppato della parte epigea; è stato rilevato che la plantula ha le parti apicali delle radici ben micorrizzate da numerose specie di funghi.
Il legno ha alburno bianco giallognolo ed ampio mentre ha duramen più scuro rossastro, in pino laricio rosso scuro è molto resinoso di tessitura media con fibre dritte; ha anelli ben evidenti e tra legno primaverile e legno tardivo vi è una netta distinzione a volte ci possono essere dei falsi anelli.
I canali resiniferi sono numerosi e larghi principalmente si trovano nel legno tardivo o di transizione.
La qualità tecnologica del legno varia notevolmente da provenienza a provenienza di conseguenza variano anche le sue utilizzazioni.
Generalmente è un legno resinoso con buone proprietà meccaniche ma non di grande durata se non trattato, viene usato generalmente per carpenteria grezza, un tempo veniva usato nelle miniere delle Alpi, ora viene usato anche come produzione di pasta per cellulosa.
Il miglior legno però si ottiene dal pino laricio, mentre il pino nero austriaco ha legno generalmente molto nodoso.
L'apparato radicale nella pianta adulta è ampio e particolarmente robusto, ha un fittone molto sviluppato ma anche grosse radici laterali che si dividono in altre, anch'esse robuste e molto allungate così possono esplorare grandi quantità di terreno anche all'interno di cavità, fessure nelle rocce, rendendo anche molto ben ancorata la pianta che raramente viene allettata dal vento.
Tipo corologico: Illirica - Entità dell'Illiria (parte occidentale della pen. balcanica).
Distribuzione: E' considerata una specie relitta che ha culminato l'espansione più recente al termine dell'ultima glaciazione grazie alle sue caratteristiche pioniere, in seguito similmente al pino silvestre ha subito una forte contrazione a causa delle modificate condizioni climatiche che hanno favorito numerose altre specie in particolare le latifoglie.
A differenza però del pino silvestre l'areale del pino nero è fortemente frazionato e distribuito esclusivamente nelle regioni montuose che gravitano intorno al Mediterraneo, dal Nord Africa, nella Penisola Iberica, nell'Anatolia fino alla Crimea.
La caratterizzazione delle entità sottospecifiche si basa sulla morfologia ma anche sull'autoecologia e la corologia.
In Italia sono presenti Pinus nigra subsp. laricio (Poir.) Maire e Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra.
Il primo è presente in Friuli Venezia Giulia, Toscana, Sardegna, Sicilia sull'Etna e in Calabria in particolare sulla Sila ma anche in Aspromonte a quote comprese fra i 900-1000 e 1600-1800 fino a 2000 m sull'Etna.
Il secondo si trova in quasi tutto il nord e centro, in Molise e Campania. In Abruzzo nella Valle di Sangro con la var. italica Hochst. detto anche pino di Valletta Barrea a quote comprese fra i 1000 e 1350 m; popolazioni anche estese si trovano sui rilievi prealpini ed alpini in Friuli con la var. austriaca Loud detto pino austriaco; in queste zone si può trovare anche con popolazioni naturali alle foci del fiume Tagliamento e con popolazioni introdotte sul Carso dagli austriaci. Normalmente si trova sui versanti molto acclivi fino a 1300-1500 m ma spesso anche 200-500 m.
Habitat: Il pino nero è specie eliofila e frugale caratteristiche di tutti i taxa del gruppo.
Non ha particolari esigenze di tessitura del suolo adattandosi a suoli sabbiosi anche ghiaiosi alluvionali o limoso argilloso anche compatti sia di natura calcarea che silicica.
Invece la reazione chimica del suolo caratterizza abbastanza bene le diverse sottospecie differenziando anche l'accrescimento la qualità del legname e le risposte alle esigenze stazionali.
Il pino laricio si trova su suoli acidi, gratitici o sabbiosi, è esigente in umidità atmosferica ma sopporta le estati secche.
In Calabria si trova su terreni profondi derivati dal disfacimento di graniti, gneiss e micascisti mentre sull'Etna su terreni ovviamente vulcanici; alle quote in cui si trova, non si ha una vera prolungata siccità estiva (clima Colchico).
In Corsica si ritrova sempre su suoli acidi di derivazione granitica e rifugge dal calcare, mentre in Calabria sopporta una debole presenza con la var. calabrica (pino silano).
Le pinete di pino nero e di pino silano si trovano soprattutto nella fascia del Doronico-Fagion, occupando le parti inadatte al faggio come creste ardite e ventose e versanti a microclima secco.
Cytiso-Bromion carpini Barbero & Bonin 1969 alleanza di steppe e prati montani dell'Italia meridionale, diffusi su calcari e scisti appartiene all'ordine Brometalia carpini e grossomodo appartiene alla classe Cerastio-Carlinetea nebrodensis il cui centro è la Sicilia ma anche la Calabria meridionale (Brullo & al. 2001)
si riferiscono quelle pinete di Pinus nigra var. calabrica vegetazione boschiva pioniera.
Nel Genisto sericeae-Pinetum nigrae, in aree basso montane oltre al pino nero si può incontrare anche il pino loricato. Queste associazioni hanno un significato di vegetazione durevole, specializzata per suoli aridi su versanti scoscesi.
Pinion calabriche (Brullo & al. 2000 prov.) all. nova; syntypus Hypochoerido-Pinetum laricionis Bonin 1978
Pinete silicicole su substrato granitico o lavico composta da Pinus nigra var calabrica, nella fascia submontana del Doronico-Fagion in condizioni più aride a contatto con Quercion frainetto e Festuco exaltate-Quecion humilis, Calabria sulla Sila, Aspromonte e sul'Etna.
Caratteristiche sono Hypochoeris laevigata e Pinus nigra var. calabrica, differenziali al Cytiso-Bromion sono le acidofile Galium rotundifolium, Anthoxanthum odoratum, Achillea ligustica, Veronica officinalis, Deschampsia flexuosa, Jasione montana e Potentilla argentea.
Il pino austriaco cresce su suoli calcarei o dolomitici ma tollera anche suoli marnosi e argillosi compatti purchè con falda profonda e mai sommersi.
In Friuli vive su calcare e dolomia assieme ad Erica carnea nell'Erico-Pinetalia, nell'Erico-Pinenion sylvestris con l'associazione Fraxino orni-Pinetum nigrae.
Nell' Fraxino orni-Ostryenion carpinifoliae si trova anche in associazione a pino silvestre, associazioni caratteristiche delle Alpi orientali italiane, austriache e slovene su versanti ripidi rocciosi o pietrosi, floristicamente sono assai particolari con molte entità endemiche delle Alpi Orientali ( Pinus nigra var. austriaca, Chamaecytisus purpureus, Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus ecc.) caratteristiche di un clima suboceanico ma su suoli soggetti ad aridità edafica tanto che, nella zona, vi è il detto che il pino austriaco vuole i piedi asciutti e la testa bagnata.
Il pino nero di Villetta Barrea ( Pinus nigra var. italica) ha analogie edafiche con il pino austriaco ma non è esigente in umidità estiva che nella zona si attesta su 100-130 mm di pioggia nei mesi estivi.
E' noto che Pinus nigra, particolarmente nella varietà italica è stata una specie da rimboschimento su tutto l'Appennino, perciò si troveranno spesso anche estese pinete al di fuori del suo areale naturale; gli studi fitosociologici su queste formazioni sono molto scarsi ma, in Emilia-Romagna, si possono riconoscere per i rimboschimenti alto-collinari e submontani, due gruppi: le pinete della serie Laburno-Ostryon e le pinete della serie Cytisophyllo-Quercenion humilis Zanotti e Puppi, negli impianti più vecchi si rileva una tendenza dinamica a riproporsi il più adeguato querceto misto.
Sistematica e possibili confusioni: La specie ha avuto diverse vicissitudini tassonomiche e nomenclaturali ad oggi però si ritiene che in Italia ci siano solo due sottospecie,
Pinus nigra subsp. laricio (Poir.) Maire
Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra.
Attualmente Pinus nigra Arnold viene diviso in 5 sottospecie.
La sottospecie più occidentale è Pinus nigra subsp. salzmannii (Dunal) Franco, chiamato pino di Spagna o pino delle Cevenne, è distribuito dal Marocco e Algeria, alla Spagna centrale e orientale, sui Pirenei, nelle Cevenne, sinonimo di Pinus clusiana Clemente.
Pinus nigra subsp. laricio (Poir.) Maire (simile al larice) occupa la parte centro-meridionale dell'areale Corsica e l'Italia, Sicilia e Calabria.
E' segnalata una piccola stazione sul versante orientale dei Monti Pisani in comune di Buti in Toscana che pare risalire da un impianto artificiale avvenuto nel medioevo; da indagini isoenzimatiche (Fineschi 1984) riferirebbero questa popolazione alle provenienze corsicane.
Nell'Italia centrale in Abruzzo e nella parte nord-orientale particolarmente in Friuli, nell'Austria sud-orientale sulle Karawanken, nella penisola balcanica compresa la Grecia si trova diffuso Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra, pino austriaco.
Lungo le coste della Dalmazia si trova Pinus nigra subsp. dalmatica (Vis.) Franco.
Nella parte più orientale del suo areale si trova Pinus nigra subsp. pallasiana (Lamb.) Holmboe, pino di Crimea, dove caratterizza numerosi boschi nel clima pontico anche dell'Anatolia ma anche sull'isola di Cipro.
Ciascuna sottospecie di Pinus nigra viene a sua volta divisa in varietà che richiama la provenienza.
Pinus nigra subsp. nigra var. austriaca, var.calabrica, var. caramanica, var. corsicana, var. hispanica, var. illirica, var. mauretanica, var. pindica, var. banatica.
Si caratterizzano in alcuni casi con evidenti differenze morfologiche ma spesso denotano solamente l'origine geografica senza evidenti variazioni morfologiche ne ecologiche. Ha molteplicità di razze e varietà geografiche, ne sono state contate 85, ma le maggiori caratterizzazioni si hanno solo fra le sottospecie e riguardano l'altezza e forma delle piante, le dimensioni e l'anatomia degli aghi, il tipo di terreno e la resistenza alla siccità.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: Si chiama così sia per la chioma scura rispetto agli altri pini sia per la corteccia con scaglie con bordo nero e sia per avere la parte ricoperta delle scaglie dello strobilo di colore nero.
Proprietà ed utilizzi: Specie officinale
Fino a non molti anni fa anche questa specie era usata per la produzione di resina per mezzo della “resinazione”, incisioni fatte sul tronco per la raccolta della resina nei mesi estivi.
Note e Curiosità: Notevole nell'areale del pino nero la presenza a volte massiccia di nidi cotonosi bianchi ben visibili della Processionaria del pino, ( Thaumatocampa pityocampa o Thaumetopoea pityocampa Denis & Schiffermüller) si tratta di un lepidottero della famiglia dei Taumetopeidi. E' un defogliatore molto importante nel bacino Mediterraneo, colpisce in particolare i rimboschimenti artificiali, è specie autoctona perciò non si praticano più trattamenti in bosco in quanto in equilibrio con le formazioni naturali.
Ha però importanza sanitaria con lotta obbligatoria dove attacca alberi nei parchi e giardini privati, in quanto le larve diffondono peli urticanti causa di danni diretti alle persone; i peli urticanti delle larve sono tenuti entro ripiegamenti del tegumento e vengono liberati solo se l'insetto viene disturbato, sono invisibili ad occhio nudo e si disperdono con il vento.
Di solito le larve sono attive di notte e, quando in primavera hanno esaurito gli aghi in vicinanza del nido, si spostano in caratteristiche processioni da un ramo all'altro o da una pianta all'altra.
Alla fine della primavera in processione scendono dagli alberi e si incrisalidano nel terreno a profondità di 10-15 cm, una parte di crisalidi può rimanere in diapausa per alcuni anni.
In luglio-agosto compaiono gli adulti, le femmine ovidepongono sugli aghi, le larvette nascono in settembre e cominciano subito ad alimentarsi poi iniziano a tessere il nido invernale. I predatori sono numerosi, imenotteri braconidi e icneumonidi, ditteri tachinidi, coleotteri carabidi, anche uccelli come le cincie, il cuculo, l'upupa ricerca anche le crisalidi nel terreno ed anche molti animali scavano in cerca di crisalidi, perciò se il bosco è rispettato nelle sue componenti si ha un equilibrio naturale.
Principali Fonti
GELLINI R. e GROSSONI P. 1997"Botanica forestale” I Gimnosperme, Cedam
PIGNATTI S. 1982"Flora d'Italia" Edagricole 1982
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
CONTI F., ABBATE Giovanna, ALLESSANDRINI A., BLASI C. 2005"An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e Dip. di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Palombi
STERGULC F., FRIGIMELICA Gabriella “ Insetti e Funghi dannosi ai nostri boschi” Regione FVG, Direzione Regionale Foreste e Parchi, Servizio Selvicoltura
UBALDI D. 2003 "la vegetazione boschiva d'Italia" Clueb
Scheda realizzata da Graziano Propetto
Reise nach Mariazell in Steyerm. 8 et tab. (1785)
Pinus austriaca Host, Pinus nigricans Host
Pinaceae
Pino nero, Pino austriaco, Deutsch: Schwarzkiefer, Schwarzföhre
English: Austrian pine, black pine
Español: Pino salgareño
Français: Pin noir
Forma Biologica: P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.
Descrizione: Qui descrivo i caratteri generali visto la grande variabilità nell'areale di questa specie che si può definire collettiva.
Ha portamento arboreo con chioma piramidale in gioventù che diviene irregolare espansa con l'età, di colore generale verde scuro, le gemme sono ovoidali, appuntite e resinose, gli aghi hanno guaina persistente e si trovano in fascetti da due, lo strobilo mai grande è subsessile, simmetrico a maturità di colore bruno chiaro, ha squame tipicamente colorate di nero nella parte nascosta della faccia superiore dell'unghia, l'apofisi è dorsale e termina con un umbone mediamente mucronato.
Queste sono caratteristiche generali costanti in tutto l'areale.
In seguito si descrive la morfologia che interessa l'Italia nelle entità pino laricio e pino nero d'Austria per il resto si faranno sempre i riferimenti alle altre entità.
Raggiunge generalmente i 15-25 (35) metri di altezza, solo occasionalmente la subsp. laricio e subsp. nigra possono arrivare a 40 (50) m; il diametro può raggiungere e superare il metro; nella subsp. laricio il tronco è particolarmente dritto mentre nella sottospecie nominale, anche a causa dell'ambiente di crescita, è spesso rastremato a volte contorto e anche diviso.
Ha corteccia giovane di colore bruno grigiastro scagliosa ma con gli anni il ritidoma si suddivide in larghe placche con i solchi di colore scuro (placche più chiare e regolari in subsp. laricio) con bordo nero nelle entità centrali e orientali.
I rami nella pianta giovane, sono distribuiti in evidenti verticilli mentre con l'età si dispongono con meno regolarità, sono orizzontali con la parte terminale rivolta verso l'alto.
I rami sono sottili nel pino laricio mentre sono grossi e nodosi nella subsp. nominale (questi caratteri assieme agli aghi e alla maggior distanza dei palchi, fanno si che il pino laricio si differenzi per una estrema leggerezza della chioma).
I rami dell'anno sono glabri e lucenti, in pino laricio sono prima giallo ocra per divenire poi bruno rossastri, mentre in pino austriaco sono bruni grigiastri a volte con leggere tonalità giallastre.
La gemma apicale è lunga 12-24 mm, ovoide o cilindrico-ovoide e sempre appuntita all'apice, resinosa, particolarmente resinosa nel pino austriaco, hanno squame appressate ma quelle basali possono essere aperte e riflesse lunghe 5 mm con margine sfrangiato; sono di colore bruno chiaro ma quando ricoperte da resina hanno riflessi argentei ed aspetto biancastro.
Le dimensioni e la morfologia degli aghi sono i caratteri maggiormente utilizzati per l'attribuzione ad una delle due entità.
Gli aghi sono lunghi (4) 8-16 (24) cm e spessi (1) 1,2-1,8 (2,1) mm; hanno sezione semicircolare e l'apice appuntito ma non sempre pungente di colore generalmente verde scuro ma in alcune provenienze possono essere più chiari.
Le due facce hanno 12-14 linee stomatifere, i margini dell'ago sono denticolati, la base del ramo corto che porta il fascetto di aghi è avvolta da una guaina persistente lunga 10-20 mm.
Di norma il pino austriaco ha aghi più corti del pino laricio però in alcune stazioni magre e in alcune varietà (var. dalmatica sensu Fukarek e var. italica) gli aghi possono essere molto corti anche 4-7 cm.
Lo spessore non differisce molto ma la lunghezza e la rigidità determinano l'aspetto dell'ago; generalmente sono diritti o leggermente incurvati e nel pino laricio possono avere più di una curvatura anche molto accentuata perciò sinuoso ma mai ritorto come in pino silvestre.
Nel pino laricio gli aghi sono flessibili appuntiti e poco o nulla pungenti hanno colore più chiaro; è stato osservato anche che i canali resiniferi in pino laricio possono essere assenti nel mesofillo che corrisponde alla faccia piana dell'ago (Gellini 1968)
Queste caratteristiche non hanno un sicuro valore diagnostico; più importante da un punto di vista tassonomico è il numero di strati e quindi dello spessore dell'ipoderma meccanico.
Esiste un gradiente da ovest verso est, nel pino laricio si hanno 1-2 strati mentre in pino austriaco si hanno, sempre con gradiente da ovest verso est, da 2 a 5 strati, questi strati con funzione meccanica determinano la rigidezza degli aghi e più gli aghi sono corti e anno più strati, più l'ago è pungente.
La fioritura avviene in primavera e a seconda della stazione va da aprile a giugno; i microsporofilli sono portati alla base del ramo dell'anno e compaiono all'inizio della fase di allungamento, a maturità sono di colore giallo.
I macrosporofilli sono portati eretti all'apice del ramo dell'anno e compaiono quando si evidenzia la gemma apicale inizialmente di colore verde ma a maturazione diventano di colore rosso carminio, sono portati da un breve peduncolo in gruppi di 2-4(5).
Gli strobili maturano nell'autunno del secondo anno e cadono nella primavera successiva di solito dopo aver già disseminato durante l'inverno.
Gli strobili maturi sono subsessili o leggermente peduncolati inseriti ortogonalmente al rametto o leggermente obliqui, sono lunghi (3,5) 5-8 (12) cm e larghi 2-4 (4,5) cm, sono lucenti e hanno colore bruno chiaro o anche giallastro; le squame sono lunghe 2,5-3 cm ben lignificate, hanno apofisi dorsale leggermente rilevata con umbone provvisto di un breve mucrone.
L'unghia della squama (la parte coperta superiore) è caratteristicamente colorata di nero che distingue questa specie dalle altre a livello europeo.
I semi sono molto grandi 5-7 mm di lunghezza, sono cuneiformi, compressi lateralmente di colore dal grigio bruno al grigio cenere con ala lunga diverse volte il seme; la fertilità è di solito alta, non sono dormienti e quando hanno la temperatura ideale germinano.
E' stato osservato che in pino laricio ci sono notevoli differenze nella temperatura ideale per la germinazione che dipende dalle provenienze (es.in Corsica +20°C, in Calabria +15°- +20°C) e la luce accelera la germinazione mentre il fotoperiodo non ha importanza.
I semenzali di pino nero hanno (5) 7-8 (10) cotiledoni sottili lunghi 2,5-3 cm glabri e privi di denticolatura, l'ipocotile è più o meno violaceo, sottile 1 mm di diametro, le foglie primarie sono lunghe 3-4 cm e sono piuttosto larghe, poco pungenti e provviste al margine di denti ravvicinati e brevi.
La gemma apicale quando compare è ricoperta di abbondante resina, i cotiledoni cadono nell'autunno del primo anno e le foglie definitive compaiono nell'anno successivo.
La plantula ha radice fittonante da cui si dipartono numerose radici secondarie che si espandono lateralmente producendo così un apparato radicale che è molto più sviluppato della parte epigea; è stato rilevato che la plantula ha le parti apicali delle radici ben micorrizzate da numerose specie di funghi.
Il legno ha alburno bianco giallognolo ed ampio mentre ha duramen più scuro rossastro, in pino laricio rosso scuro è molto resinoso di tessitura media con fibre dritte; ha anelli ben evidenti e tra legno primaverile e legno tardivo vi è una netta distinzione a volte ci possono essere dei falsi anelli.
I canali resiniferi sono numerosi e larghi principalmente si trovano nel legno tardivo o di transizione.
La qualità tecnologica del legno varia notevolmente da provenienza a provenienza di conseguenza variano anche le sue utilizzazioni.
Generalmente è un legno resinoso con buone proprietà meccaniche ma non di grande durata se non trattato, viene usato generalmente per carpenteria grezza, un tempo veniva usato nelle miniere delle Alpi, ora viene usato anche come produzione di pasta per cellulosa.
Il miglior legno però si ottiene dal pino laricio, mentre il pino nero austriaco ha legno generalmente molto nodoso.
L'apparato radicale nella pianta adulta è ampio e particolarmente robusto, ha un fittone molto sviluppato ma anche grosse radici laterali che si dividono in altre, anch'esse robuste e molto allungate così possono esplorare grandi quantità di terreno anche all'interno di cavità, fessure nelle rocce, rendendo anche molto ben ancorata la pianta che raramente viene allettata dal vento.
Tipo corologico: Illirica - Entità dell'Illiria (parte occidentale della pen. balcanica).
Distribuzione: E' considerata una specie relitta che ha culminato l'espansione più recente al termine dell'ultima glaciazione grazie alle sue caratteristiche pioniere, in seguito similmente al pino silvestre ha subito una forte contrazione a causa delle modificate condizioni climatiche che hanno favorito numerose altre specie in particolare le latifoglie.
A differenza però del pino silvestre l'areale del pino nero è fortemente frazionato e distribuito esclusivamente nelle regioni montuose che gravitano intorno al Mediterraneo, dal Nord Africa, nella Penisola Iberica, nell'Anatolia fino alla Crimea.
La caratterizzazione delle entità sottospecifiche si basa sulla morfologia ma anche sull'autoecologia e la corologia.
In Italia sono presenti Pinus nigra subsp. laricio (Poir.) Maire e Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra.
Il primo è presente in Friuli Venezia Giulia, Toscana, Sardegna, Sicilia sull'Etna e in Calabria in particolare sulla Sila ma anche in Aspromonte a quote comprese fra i 900-1000 e 1600-1800 fino a 2000 m sull'Etna.
Il secondo si trova in quasi tutto il nord e centro, in Molise e Campania. In Abruzzo nella Valle di Sangro con la var. italica Hochst. detto anche pino di Valletta Barrea a quote comprese fra i 1000 e 1350 m; popolazioni anche estese si trovano sui rilievi prealpini ed alpini in Friuli con la var. austriaca Loud detto pino austriaco; in queste zone si può trovare anche con popolazioni naturali alle foci del fiume Tagliamento e con popolazioni introdotte sul Carso dagli austriaci. Normalmente si trova sui versanti molto acclivi fino a 1300-1500 m ma spesso anche 200-500 m.
Habitat: Il pino nero è specie eliofila e frugale caratteristiche di tutti i taxa del gruppo.
Non ha particolari esigenze di tessitura del suolo adattandosi a suoli sabbiosi anche ghiaiosi alluvionali o limoso argilloso anche compatti sia di natura calcarea che silicica.
Invece la reazione chimica del suolo caratterizza abbastanza bene le diverse sottospecie differenziando anche l'accrescimento la qualità del legname e le risposte alle esigenze stazionali.
Il pino laricio si trova su suoli acidi, gratitici o sabbiosi, è esigente in umidità atmosferica ma sopporta le estati secche.
In Calabria si trova su terreni profondi derivati dal disfacimento di graniti, gneiss e micascisti mentre sull'Etna su terreni ovviamente vulcanici; alle quote in cui si trova, non si ha una vera prolungata siccità estiva (clima Colchico).
In Corsica si ritrova sempre su suoli acidi di derivazione granitica e rifugge dal calcare, mentre in Calabria sopporta una debole presenza con la var. calabrica (pino silano).
Le pinete di pino nero e di pino silano si trovano soprattutto nella fascia del Doronico-Fagion, occupando le parti inadatte al faggio come creste ardite e ventose e versanti a microclima secco.
Cytiso-Bromion carpini Barbero & Bonin 1969 alleanza di steppe e prati montani dell'Italia meridionale, diffusi su calcari e scisti appartiene all'ordine Brometalia carpini e grossomodo appartiene alla classe Cerastio-Carlinetea nebrodensis il cui centro è la Sicilia ma anche la Calabria meridionale (Brullo & al. 2001)
si riferiscono quelle pinete di Pinus nigra var. calabrica vegetazione boschiva pioniera.
Nel Genisto sericeae-Pinetum nigrae, in aree basso montane oltre al pino nero si può incontrare anche il pino loricato. Queste associazioni hanno un significato di vegetazione durevole, specializzata per suoli aridi su versanti scoscesi.
Pinion calabriche (Brullo & al. 2000 prov.) all. nova; syntypus Hypochoerido-Pinetum laricionis Bonin 1978
Pinete silicicole su substrato granitico o lavico composta da Pinus nigra var calabrica, nella fascia submontana del Doronico-Fagion in condizioni più aride a contatto con Quercion frainetto e Festuco exaltate-Quecion humilis, Calabria sulla Sila, Aspromonte e sul'Etna.
Caratteristiche sono Hypochoeris laevigata e Pinus nigra var. calabrica, differenziali al Cytiso-Bromion sono le acidofile Galium rotundifolium, Anthoxanthum odoratum, Achillea ligustica, Veronica officinalis, Deschampsia flexuosa, Jasione montana e Potentilla argentea.
Il pino austriaco cresce su suoli calcarei o dolomitici ma tollera anche suoli marnosi e argillosi compatti purchè con falda profonda e mai sommersi.
In Friuli vive su calcare e dolomia assieme ad Erica carnea nell'Erico-Pinetalia, nell'Erico-Pinenion sylvestris con l'associazione Fraxino orni-Pinetum nigrae.
Nell' Fraxino orni-Ostryenion carpinifoliae si trova anche in associazione a pino silvestre, associazioni caratteristiche delle Alpi orientali italiane, austriache e slovene su versanti ripidi rocciosi o pietrosi, floristicamente sono assai particolari con molte entità endemiche delle Alpi Orientali ( Pinus nigra var. austriaca, Chamaecytisus purpureus, Ostrya carpinifolia e Fraxinus ornus ecc.) caratteristiche di un clima suboceanico ma su suoli soggetti ad aridità edafica tanto che, nella zona, vi è il detto che il pino austriaco vuole i piedi asciutti e la testa bagnata.
Il pino nero di Villetta Barrea ( Pinus nigra var. italica) ha analogie edafiche con il pino austriaco ma non è esigente in umidità estiva che nella zona si attesta su 100-130 mm di pioggia nei mesi estivi.
E' noto che Pinus nigra, particolarmente nella varietà italica è stata una specie da rimboschimento su tutto l'Appennino, perciò si troveranno spesso anche estese pinete al di fuori del suo areale naturale; gli studi fitosociologici su queste formazioni sono molto scarsi ma, in Emilia-Romagna, si possono riconoscere per i rimboschimenti alto-collinari e submontani, due gruppi: le pinete della serie Laburno-Ostryon e le pinete della serie Cytisophyllo-Quercenion humilis Zanotti e Puppi, negli impianti più vecchi si rileva una tendenza dinamica a riproporsi il più adeguato querceto misto.
Sistematica e possibili confusioni: La specie ha avuto diverse vicissitudini tassonomiche e nomenclaturali ad oggi però si ritiene che in Italia ci siano solo due sottospecie,
Pinus nigra subsp. laricio (Poir.) Maire
Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra.
Attualmente Pinus nigra Arnold viene diviso in 5 sottospecie.
La sottospecie più occidentale è Pinus nigra subsp. salzmannii (Dunal) Franco, chiamato pino di Spagna o pino delle Cevenne, è distribuito dal Marocco e Algeria, alla Spagna centrale e orientale, sui Pirenei, nelle Cevenne, sinonimo di Pinus clusiana Clemente.
Pinus nigra subsp. laricio (Poir.) Maire (simile al larice) occupa la parte centro-meridionale dell'areale Corsica e l'Italia, Sicilia e Calabria.
E' segnalata una piccola stazione sul versante orientale dei Monti Pisani in comune di Buti in Toscana che pare risalire da un impianto artificiale avvenuto nel medioevo; da indagini isoenzimatiche (Fineschi 1984) riferirebbero questa popolazione alle provenienze corsicane.
Nell'Italia centrale in Abruzzo e nella parte nord-orientale particolarmente in Friuli, nell'Austria sud-orientale sulle Karawanken, nella penisola balcanica compresa la Grecia si trova diffuso Pinus nigra J.F. Arnold subsp. nigra, pino austriaco.
Lungo le coste della Dalmazia si trova Pinus nigra subsp. dalmatica (Vis.) Franco.
Nella parte più orientale del suo areale si trova Pinus nigra subsp. pallasiana (Lamb.) Holmboe, pino di Crimea, dove caratterizza numerosi boschi nel clima pontico anche dell'Anatolia ma anche sull'isola di Cipro.
Ciascuna sottospecie di Pinus nigra viene a sua volta divisa in varietà che richiama la provenienza.
Pinus nigra subsp. nigra var. austriaca, var.calabrica, var. caramanica, var. corsicana, var. hispanica, var. illirica, var. mauretanica, var. pindica, var. banatica.
Si caratterizzano in alcuni casi con evidenti differenze morfologiche ma spesso denotano solamente l'origine geografica senza evidenti variazioni morfologiche ne ecologiche. Ha molteplicità di razze e varietà geografiche, ne sono state contate 85, ma le maggiori caratterizzazioni si hanno solo fra le sottospecie e riguardano l'altezza e forma delle piante, le dimensioni e l'anatomia degli aghi, il tipo di terreno e la resistenza alla siccità.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: Si chiama così sia per la chioma scura rispetto agli altri pini sia per la corteccia con scaglie con bordo nero e sia per avere la parte ricoperta delle scaglie dello strobilo di colore nero.
Proprietà ed utilizzi: Specie officinale
Fino a non molti anni fa anche questa specie era usata per la produzione di resina per mezzo della “resinazione”, incisioni fatte sul tronco per la raccolta della resina nei mesi estivi.
Note e Curiosità: Notevole nell'areale del pino nero la presenza a volte massiccia di nidi cotonosi bianchi ben visibili della Processionaria del pino, ( Thaumatocampa pityocampa o Thaumetopoea pityocampa Denis & Schiffermüller) si tratta di un lepidottero della famiglia dei Taumetopeidi. E' un defogliatore molto importante nel bacino Mediterraneo, colpisce in particolare i rimboschimenti artificiali, è specie autoctona perciò non si praticano più trattamenti in bosco in quanto in equilibrio con le formazioni naturali.
Ha però importanza sanitaria con lotta obbligatoria dove attacca alberi nei parchi e giardini privati, in quanto le larve diffondono peli urticanti causa di danni diretti alle persone; i peli urticanti delle larve sono tenuti entro ripiegamenti del tegumento e vengono liberati solo se l'insetto viene disturbato, sono invisibili ad occhio nudo e si disperdono con il vento.
Di solito le larve sono attive di notte e, quando in primavera hanno esaurito gli aghi in vicinanza del nido, si spostano in caratteristiche processioni da un ramo all'altro o da una pianta all'altra.
Alla fine della primavera in processione scendono dagli alberi e si incrisalidano nel terreno a profondità di 10-15 cm, una parte di crisalidi può rimanere in diapausa per alcuni anni.
In luglio-agosto compaiono gli adulti, le femmine ovidepongono sugli aghi, le larvette nascono in settembre e cominciano subito ad alimentarsi poi iniziano a tessere il nido invernale. I predatori sono numerosi, imenotteri braconidi e icneumonidi, ditteri tachinidi, coleotteri carabidi, anche uccelli come le cincie, il cuculo, l'upupa ricerca anche le crisalidi nel terreno ed anche molti animali scavano in cerca di crisalidi, perciò se il bosco è rispettato nelle sue componenti si ha un equilibrio naturale.
Principali Fonti
GELLINI R. e GROSSONI P. 1997"Botanica forestale” I Gimnosperme, Cedam
PIGNATTI S. 1982"Flora d'Italia" Edagricole 1982
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
CONTI F., ABBATE Giovanna, ALLESSANDRINI A., BLASI C. 2005"An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e Dip. di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Palombi
STERGULC F., FRIGIMELICA Gabriella “ Insetti e Funghi dannosi ai nostri boschi” Regione FVG, Direzione Regionale Foreste e Parchi, Servizio Selvicoltura
UBALDI D. 2003 "la vegetazione boschiva d'Italia" Clueb
Scheda realizzata da Graziano Propetto
“Il problema è che le persone sono istruite quel tanto che basta per credere a ciò che è stato loro insegnato e non abbastanza istruite per mettere in dubbio qualsiasi cosa di ciò che è stato insegnato loro.”
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"Si fa quel che si può e se abbiamo fatto un errore si corregge". Motto ufficiale di Acta Plantarum
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Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani (Dalai Lama)
Natura non facit saltus (Linneo)
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