Sp. Pl.: 591 (1753)
Thymus vulgaris L. V amiclaeus Ten.
Lamiaceae
Timo maggiore, Deutsch: Echter Thymian
English: Common thyme
Español: Tomillo, tremoncillo
Français: Thym commun, farigoule
Forma Biologica: Ch frut - Camefite fruticose. Piante perenni con fusti legnosi, ma di modeste dimensioni.
Ch suffr - Camefite suffruticose. Piante con fusti legnosi solo alla base, generalmente di piccole dimensioni.
Descrizione: Pianta frutice o suffrutice perenne, odorosa, alta 10-60 cm, con fusti quadrangolari eretti, ramosissimi, che tendono a lignificare dopo 4 - 5 anni di vita, formando densi cespugli dall'aspetto grigiastro o verde bianchiccio; rami lignificati con corteccia bruna.
Foglie dapprima revolute solo sul bordo, lanceolate larghe 3 mm e lunghe 7-9 mm, quindi revolute a tubo ed apparentemente lineari, opposte, sessili o brevemente picciolate, di colore grigio-verde, più chiaro nella pagina inferiore per la presenza di peli.
Fiori in infiorescenza subsferica o allungata con brattee lanceolate simili alle foglie ma più piccole; calice lungo 3-4 mm, con 10-13 nervi e tubo convesso sul dorso, vellutato con due labbri cigliati di cui il superiore trifido a denti saldati su più di metà dell' altezza, l'inferiore bifido a denti lanceolato-lesiniformi, separati da un seno profondo; corolla roseo-biancastra lunga 5-6 mm, con tubo sporgente e dritto, bilabiata, con labbro superiore diritto e smarginato, l' inferiore trilobato; 4 stami sporgenti e divergenti, quasi eguali, con antere biloculari, ellissoidali; stilo bifido, a lacinie corte, divergenti.
Frutto: tetrachenio costituito da nucule ovoidali lisce.
Tipo corologico: Steno-Medit.-Occid. - Bacino occidentale del Mediterraneo, dalla Liguria alla Spagna ed Algeria.
Habitat: Garighe, pendii aridi, dal livello del mare fino a 800 metri. E' frequente lungo le colline aride delle coste, diventa più raro all'interno.
Sistematica e possibili confusioni: Il genere Thymus è uno dei più polimorfi della famiglia delle Lamiacee e include un centinaio di specie, per lo più concentrate nelle regioni meridionali dell'Europa, pur spingendosi fino alla Groenlandia, alla Kamchakta e a molte regioni dell'Asia occidentale.
Le specie del genere Thymus sono in generale difficilmente distinguibili tra di loro e spesso creano ibridi con caratteri diversi.
Thymus vulgaris L. subsp. vulgaris, unica sottospecie di Thymus vulgaris L. presente in Italia, è inconfondibile per le foglie revolute e l'aspetto di piccolo cespuglio.
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il genere Thymus deriva il suo nome probabilmente dal latino “Tymis” o “Thymòsus”, cioè “che ha profumo” o dal greco Thymòs, “anima”; una seconda ipotesi lo fa derivare dall'egizio “tham”, termine riferito ad una pianta che era utilizzata per il lavaggio delle salme da imbalsamare.
Che si trattasse di un Timo (o di una pianta simile) è molto probabile in quanto i suoi pregi medicinali, antisettici e balsamici lo rendevano molto adatto per l'imbalsamazione dei cadaveri. Il termine Thymus si ritrova negli scritti di Virgilio, Plinio, Teofrasto, Dioscoride, Ippocrate, in realtà riferito anche a molte altre Lamiacee profumate.
Proprietà ed utilizzi:

L'utilizzo di specie del genere Thymus sia per usi officinale che culinari è antichissimo.
In particolare, tra le due specie più usate, vi è proprio Thymus vulgaris L., comunemente chiamato timo; l'altra è Thymus pulegioides L., comunemente chiamata serpillo, che ha proprietà simili seppure meno concentrate.
Il suo impiego alimentare è dovuto non solo alle sue proprietà aromatiche ma anche a quelle antisettiche che facilitano la conservazione dei cibi. Oltre a far parte del bouquet garni, il timo viene utilizzato per aromatizzare brodi, ripieni, minestre. Si sposa bene con il pesce e le verdure (peperoni e patate) ma anche con il manzo e l'agnello, il pollo ed i piatti di cacciagione che richiedono una cottura lenta con aglio e vino. È spesso aggiunto ai burri aromatici.
La ricerca scientifica ha dimostrato che il Timo ha un effetto antisettico talmente forte da poter uccidere i bacilli in 40 secondi.
Il timo contiene un olio essenziale (in diverse percentuali a seconda della specie) il cui costituente principale è il timolo. Contiene inoltre glicosidi flavonici e flavoni, tannini, triterpeni, saponine con proprietà antibiotiche.
Al Timo vengono riconosciute proprietà antisettiche, antispastiche, aperitive, bechiche, carminative, antibiotiche, antifungine, deodoranti, diuretiche, vermifughe, antiputrefattive intestinali, balsamiche.
Il Timo è anche considerato sostanza eccitante e tonificante, raccomandato in caso di problemi respiratori, cattiva digestione, coliti, cistiti. Un infuso dà sollievo al mal di testa, nervosismo, tosse, influenza e aiuta contro l'acne dall'interno.
In cosmesi viene utilizzato come rinforzante dei capelli.
Viene usato anche in specialità veterinarie per uso interno o esterno.
Note e Curiosità: Gli antichi Egizi conoscevano le proprietà del Timo e lo utilizzavano per imbalsamare i loro defunti. Gli antichi Greci lo bruciavano come incenso aromatico, da cui deriva il nome della parola greca per bruciare “thymòn”. I Romani lo associavano alla forza e al coraggio. I soldati prendevano un bagno di Timo prima di entrare in guerra. Questa superstizione ha avuto lunga vita e ancora nel Medioevo: le nobildonne ricamavano il timo sugli emblemi dei loro cavalieri.
I Greci apprezzavano molto un miele ricavato dai fiori di “herpèllon”, una specie di Timo che cresceva sui monti vicino ad Atene ed al timo riconoscevano proprietà miracolose nelle 'malattie di petto', così come affermato da Galeno, medico e filosofo greco che, oltre a consigliarlo in polvere a chi soffriva di disturbi articolari, lo considerava il più potente antisettico conosciuto. I Romani cominciarono ad introdurre il timo in cucina e a profumare con esso vini e formaggi tramandandolo così ai posteri. Nel Medioevo le dame lo donavano al cavaliere del cuore affinché fosse da esso protetto in battaglia. Prima dell'invenzione del frigorifero il timo veniva usato per conservare gli alimenti vista la notevole concentrazione di olio essenziale ad azione antiputrida.
Fra le varie leggende che accompagnano questa pianta, si racconta che nel 1630, nella città di Tolosa durante un'epidemia di peste, vi erano quattro ladri che immuni da qualsiasi contagio saccheggiavano le abitazioni e depredavano i cadaveri senza alcun problema. Una volta presi dovettero svelare la pozione misteriosa che li rendeva immuni alle malattie: “mettete a macerare in aceto Timo, Lavanda e Rosmarino, strofinatevi bene tutte le parti del corpo e passerete immuni attraverso tutte le epidemie che il diavolo vi manda…”. Tale ricetta passò alla storia con il nome appunto dell'aceto dei quattro ladri.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
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Principali Fonti
Pignatti - Flora d'Italia - Edagricole
Nicolini, Moreschi - Fiori di Liguria - SIAG Genova
Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005 - An annotated checklist of the Italian vascular flora - Palombi Editori
Fortini P. & Maddonni A., 2008 - Notula: 1431. In: Nepi C., Peruzzi L. & Scoppola A. (edit.): Notulae alla checklist della flora vascolare italiana: 5 (1420-1474). Inform. Bot. Ital., Firenze, 40 (1): 100-101.
Scheda di Daniela Longo