Tilia platyphyllos Scop. - Tiglio nostrale

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Tilia platyphyllos Scop. - Tiglio nostrale

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Tilia platyphyllos Scop.
Fl. Carniol., Ed. 2. 1: 373 (1772)

Tilia europaea L. p.p.

Malvaceae

Tiglio nostrano, Tiglio nostrale, Deutsch: Sommer-Linde
English: Large-leaved lime, large-leaved linden
Español: Tilo de hoja ancha
Français: Tilleul à grande feuilles


Forma Biologica: P caesp - Fanerofite cespugliose. Piante legnose con portamento cespuglioso.
P scap - Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arboreo.

Descrizione: E' una delle latifoglie nobili dei nostri boschi, specie decidua, monoica, albero di notevoli dimensioni, può raggiungere i 40 m di altezza e i 2 m di diametro del tronco ed è molto longevo superando in buone condizioni i 500 anni.
Da giovane ha portamento piramidale con molti rami robusti e ascendenti, poi la chioma si fa ovale con fogliame denso, fusto slanciato e colonnare.
La corteccia dapprima liscia e grigiastra con l'età tende a formare un ritidoma fessurato longitudinalmente con formazione di strette e lunghe placche di colore grigio o grigio-scuro, spesso con presenza di licheni che la fanno sembrare macchiata.
I rametti dell'anno sono robusti, zigzaganti, durante la crescita sono verdi e/o rossastri, tomentosi; quelli invernali sono normalmente rossastri opachi e portano gemme alterne rosso-brunastre con 3 perule visibili opache a volte leggermente tomentose all'apice.
Ha crescita simpodiale e monocasio (la gemma apicale non è dominate e la crescita del rametto nell'anno successivo è affidata ad una gemma laterale).
Come indica l'epiteto specifico platyphyllos (foglie ampie), ha foglie più grandi del Tiglio selvatico lunghe 6-12 cm ovate con evidenti nervature terziarie parallele, cordato asimmetriche alla base, regolarmente serrate con denti acuti e bruscamente acuminate all'apice, inizialmente mollemente pubescenti su entrambe le facce, verde brillante concolori; in seguito la pagina superiore normalmente perde la pubescenza, che rimane sulla pagina inferiore o solo con peli biancastri all'ascella delle nervature, anche il picciolo è pubescente e lungo 3-6 cm.
Le foglie dei polloni sono molto più grandi.
E' il primo Tiglio a fiorire in giugno, l'infiorescenza è pendula e pauciflora, 2-5 fiori ermafroditi molto profumati, sepali lunghi 3-4 mm e petali 6-8 mm bianco-giallognoli con ovario peloso e stami in numero di 30-40, impollinazione entomofila (insetti), vengono portati da una lunga brattea giallastra lunga 8 cm e larga 1,5 cm.
I frutti sono nucule piriformi subglobose grigio-tomentose dure e lignificate con 5 coste rilevate, di 8-15 mm, maturano in ottobre, la disseminazione è anemocora e continua per tutto l'inverno.
I semi sono profondamente dormienti (ortodossi) e in natura hanno bisogno di rimanere nel terreno almeno due anni per germinare; la causa di ciò è dovuta all'impermeabilità all'ossigeno e all'acqua del pericarpo, ma anche il seme ha tegumenti impermeabili che devono subire delle lente modificazioni da parte di agenti biochimici del terreno, che lo renderanno poroso.
In vivaio si usano 14-18 settimane di chilling (stratificazione fredda); la produzione dei semi è abbondante e la facoltà germinativa è buona 60-70% e si mantiene per 5-6 mesi dopo la maturazione.
Se i frutti vengono seminati prima della lignificazione del pericarpo ma con il seme maturo (agosto), sembra che la germinazione sia immediata.
Il legno dei tigli è leggero con alburno e duramen indistinti concolori, da bianco-giallastro a leggermente rosato, sericeo a porosità diffusa, con raggi midollari appena visibili ad occhio nudo, è tenero e all'aperto è di poca durata però è di facile lavorazione e di bel aspetto, viene usato in falegnameria fine, ebanisteria e in modellistica per la sua leggerezza e resistenza.
Non è un buon combustibile ma viene usato per la produzione di carboncini da disegno.
L'apparato radicale in gioventù è fittonante, poi ampio e robusto con grosse radici che si approfondiscono nel terreno ma alcune si dilungano in superficie; produce raramente polloni radicali, di solito solo se stimolato da intense potature o da forti danni meteorici alla chioma.
Se ceduato, può rimanere quiescente anche per più di una stagione vegetativa, emettendo poi polloni sia radicali che al colletto, ricostruendo con vivacità la chioma.

Tipo corologico: Europ.-Caucas. - Europa e Caucaso.

Distribuzione: E' specie Euro-Caucasica e in Europa centrale e meridionale è specie a diffusione montana con digressioni nei boschi freschi di pianura, ad est si propaga fino all'Ucraina, a nord fino alla Svezia meridionale, a ovest Francia e Pirenei e parte nord della penisola Iberica, ma anche nella penisola Balcanica e in modo disgiunto nella zona caucasica.

Habitat: Pianta non socievole, non forma mai boschi puri, si trova negli orizzonti delle latifoglie eliofile fino a quello delle specie sciafile, dal Castanetum al Fagetum si associa al Faggio in boschi montani umidi, al nord fino ai 1200 m slm, in Sicilia fino a 1600 m slm.
Preferisce terreni freschi e profondi a reazione neutra o sub-alcalina ma anche nettamente alcalini ben drenati anche con scheletro grossolano, rifuggendo quelli a matrice silicatica acidi, tollera una certa acidità superficiale per acidi umici, purché il terreno sia ben drenato.
Ha fototemperamento intermedio ma meno sciafilo del Tiglio selvatico, da giovane soffre dei freddi troppo intensi e prolungati e la siccità.
Un tempo i Tigli erano certamente più diffusi; assieme a Querce e Aceri sono stati scelti dallo SCHMID (1936) come caratteristici di un "cingolo"(fascia) di vegetazione di latifoglie denominato Quercus-Tilia-Acer (Q.T.A.), serie temperata standard dell'emisfero settentrionale, costituito da una flora risalente al periodo Terziario (da 1 a 60 milioni di anni fa).
E' il cingolo con la flora più ricca di tutti quelli presenti nell'area europea, ma nettamente più povero di specie dei settori asiatico-orientali ma soprattutto di quelli nord-americani della stessa fascia di vegetazione.
Il cingolo a Q.T.A. rappresenta le fitocenosi (associazioni vegetali) climax (fase di massima evoluzione delle associazioni in un territorio) un tempo molto diffuse nel nostro paese, ricche di specie vegetali tendenzialmente mesofile in equilibrata mescolanza tra loro a elevata densità a struttura pluristratificata su suoli ricchi con humus dolce (Mull); sono state drasticamente ridotte, trasformate e frammentate, dove piccoli lembi di bosco esistono ancora, in seguito a ripetute ed errate utilizzazioni, si osserva un'evoluzione regressiva della vegetazione in senso xerico, con la rarefazione ed in alcuni casi la scomparsa delle specie edificatrici del cingolo e sostituite con specie più rustiche, quali il Cerro, il Carpino nero e l'Orniello, così si può spiegare, la larga diffusione, particolarmente sugli Appennini, di questi boschi degradati, anche di Cerro e più in basso di Carpino nero e vanno così interpretate, come cenosi regressive dovute all'azione dell'uomo dell'originaria foresta di latifoglie mesofile ricchissime di specie.
In Italia, più che riferimenti a singoli sintaxa, questo Tiglio si identifica in un “gruppo” Tp- Crystopteris fragilis, Gymnocarpium robertianum, Phyllitis scolopendrium, Tilia platyphyllos, Ulmus Glabra.
Caratteristico di suoli fertili in aree submontane, alte pianure padano- veneto- friulane ricchi di scheletro e carbonati; boschi di forra e di macereto della zona montana sia delle Alpi che degli Appennini, sia nell'alleanza Tilio-Acerion (Europa centrale) sia dell'Asperulo-Tilion cordate delle Alpi svizzere e Alpi meridionali.

Immagine


Sistematica e possibili confusioni: Oltre alla sottospecie nominale, sopra descritta, nel nostro territorio sono presenti:

T. platyphyllos subsp. cordifolia (Besser) C.K. Schneid., presenza accertata per l'Italia (2005), si differenzia per avere le foglie poco asimmetriche e pubescenti su entrambe le pagine ed anche i rametti pubescenti, si riscontra nella parte nord orientale del suo areale.

T. platyphyllos subsp.pseudorubra C.K. Schneid., presenza accertata per l'Italia (2005) solo per la Calabria nel Tilio pseudorubrae-Ostryenion carpinifoliae (Brullo 2001) in forre e vallecole umide.
Si differenza dalla subsp. nominale per avere sia i rametti che le foglie glabre tranne una pubescenza biancastra lungo le nervature principali, è presente nella parte meridionale dell'areale.

A.P.G. ha incluso questo genere nella famigia delle Malvaceae.

E' possibile confonderlo con molti Tigli anche importati soprattutto in giardini e viali in città.

T. cordata Mill., che ha fiori numerosi e poco profumati, foglie più piccole, lucide, verde scuro di sopra con nervature terziarie non evidenti e da chiare a glauche di sotto con pelosità color ruggine all'ascella delle nervature secondarie a base nettamente cordata; rametti più esili, lucidi, d'inverno lucidi e bruno-rossastri con gemme a 2 perule anch'esse lucide brunastre; frutto più piccolo globoso mai legnoso, si può schiacciare tra le dita, con costolature appena accennate o nulle; corteccia da giovane liscia ma bruno-grigiastra e poi divisa in placchette evidenti.
Se si incontrano Tigli con caratteristiche intermedie si è di fronte a:
T. x vulgaris Hayne che è l'ibrido tra i due Tigli nostrani, viene usato anche in alberature stradali per il suo veloce accrescimento, è anche il Tiglio che raggiunge le massime dimensioni, raggiungendo in alcuni esemplari, i 45 m di altezza.
Ha caratteristiche intermedie ai genitori, fiori in numero intermedio ma sempre più numerosi che in platyphyllos, foglie verde scuro sulla pagina superiore e verde chiaro in quella inferiore, di dimensioni e forma intermedie, rametti glabri e pagina inferiore delle foglie con pubescenza chiara, biancastra all'incrocio delle nervature principali, frutti tondi tomentosi con costolatura evidente ma pericarpo poco resistente e legnoso.
La speciazione dei Tigli è ancora in fase evolutiva in quanto gli ultimi fiori di T.plaltyphyllos si possono impollinare con i primi fiori di T. cordata, generando l'ibrido che produce semi di bassissima fertilità.

T.americana L., originario del nord America è il più usato nelle alberature stradali, ha foglie molto grandi e glabre, fino a 20 cm, anche i rametti sono glabri e i fiori molto profumati hanno evidenti staminoidi petaloidi, infiorescenze dense e ordinatamente pendenti, fioritura tardiva (luglio), corteccia grigio-nerastra, vivacemente pollonifero alla base e infestato dagli afidi.

T. heterophylla Vent. del nord America usato anch'esso nelle alberature stradali e come il precedente ha foglie molto grandi con peli nella pagina inferiore lungo le nervature secondarie e terziarie ma con rametti completamente glabri, fiori con staminoidi-petaloidi.

T. tomentosa Moench detto tiglio argentato, (SE-Europeo ovest-asiatico) proprio per l'aspetto argenteo della chioma mossa dal vento; foglie argentee di sotto per fitta tomentosità, fiori con staminoidi, profumatissimi, più che in qualsiasi altro Tiglio, quasi nauseante, tanto da essere tossico per le api che quando bottinano questo Tiglio cadono a terra stordite e perciò non è indicato per giardini pubblici o luoghi frequentati da persone che durante la fioritura possono essere punti da api che cadono dalla chioma.

Tassonomia filogenetica

Immagine


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Etimologia: Tiglio, deriva da una parola greca "ptilon", che vuol dire ala, in riferimento alla brattea a cui sono attaccati i frutti peduncolati e pendenti e mediante questa vengono diffusi dal vento (anemocoria). L'epiteto specifico singifica foglie ampie.

Proprietà ed utilizzi: Immagine Specie officinale

I tigli sono piante molto mellifere e a fioritura profumata ma questo profumo ad alcune persone può provocare allergie e nausea.
La produzione di miele di tiglio deve avvenire in zone distanti da inquinanti, in quanto i tigli sono forti accumulatori di metalli pesanti ed inquinanti che vengono accumulati anche nel nettare e di conseguenza poi nel miele.

In erboristeria è una pianta molto usata per i suoi componenti.
Si usano i fiori essicati, corteccia, linfa e legno.
Contengono oli essenziali, mucillagini, tannini, pigmenti flavonici, manganese.
E' indicato come antispasmodico, coleretico, emoliente, ipnotico, sedativo, sudorifero.

Note e Curiosità: Tiglioso, indica un qualcosa di fibroso e in effetti, una caratteristica dei Tigli è quella di avere la parte interna della corteccia molto fibrosa e queste fibre venivano usate per fare stuoie e cordami.
Nelle alberature stradali, molto spesso i Tigli vengono malamente potati, e le piante reagiscono con l'emissione di numerosi rami epicormici, ma si deve tenere presente che questi rami accumulano al loro terzo inferiore la maggior parte degli zuccheri di riserva per la stagione successiva, quindi le reiterate potature indeboliscono notevolmente la pianta, rendendola facilmente aggredibile dai parassiti fino alla morte.
Il fogliame molto abbondante è ricco di proteine e veniva usato come integrazione alimentare per gli animali.
Alla caduta delle foglie forma un'abbondante lettiera molto degradabile che partecipa alla pedogenesi (formazione del suolo ) producendo un terreno molto fertile, perciò è specie miglioratrice di terreni superficiali e grossolani.
Il Tiglio più vecchio che si conosca in Italia è quello di Macugnaga (NO) che si ritiene piantato nel XIII secolo e in Germania c'è un viale di Tigli in ottimo stato di età compresa tra gli 800 e 1100 anni.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.
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Principali Fonti
GELLINI R. e GROSSONI P. 1997"Botanica forestale” I e II, Cedam
PIGNATTI S. 1982"Flora d'Italia" Edagricole 1982
FERRARI M. e MEDICI D. 2003"Alberi e arbusti in Italia" Edagricole 2003
AUTORI VARI "Monti e boschi" Edagricole
UBALDI D. 2003 "Flora, fitocenosi e ambiente" Clueb
ABRAMO E. e MICHELUTTI G. 1998"Guida ai suoli forestali" Regione F.V.G. D.R.F.
PIROLA A. 1999 "Elementi di fitosociologia" Clueb
Del FAVERO R. e POLDINI L. 1998 "La vegetazione forestale e la selvicoltura nella regione Friuli.V.G." Regione F.V.G., D.R.F.
STERGULC F. e FRIGIMELICA G."Insetti e funghi dannosi ai nostri boschi nel Friuli.V.G.” Regione F.V.G.,D.R.F.e P.
BLASI C., BOITANI L., La POSTA L., MANES F., MARCHETTI M. 2005"Stato della biodiversità in Italia" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e S.B.I, Palombi
SCOPPOLA A.e BLASI C.,2005,"Stato delle conoscenze sulla Flora Vascolare d'Italia" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, DPN e Dip. Agrobiologia e Agrochimica Università degli Studi della Tuscia, Palombi
CONTI F., ABBATE Giovanna, ALESSANDRINI A., BLASI C. 2005"An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" Ministero dell' Ambiente della Tutela del Territorio, D.P.N. e Dip. di Biologia Vegetale, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” Palombi
UBALDI D. 2003 "la vegetazione boschiva d'Italia" Clueb
BERNETTI G.e PADULA M. 1984 “Le latifoglie nobili nei nostri boschi” Quaderni di Monti e Boschi, Edagricole


Scheda realizzata da Graziano Propetto
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Anche a distanza si può distinguere i due tigli anche con portamento simile in quanto la chioma è diversa, quello di sinistra riguarda un Tilia cordata con chioma più scura ma con riflessi glauchi della pagina inferiore e a destra un Tilia platyphyllos con foglie più grandi e verde medio ma, verdi anche nella pagina inferiore.
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Re: Tilia platyphyllos Scop. - Tiglio nostrale

Messaggio da Marinella Zepigi »

Tilia platyphyllos Scop.
Malvaceae: Tiglio nostrale
Silara di Marra (PR), 1100 m, nov 2011
Foto di Luigi Ghillani
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Tilia_platyphyllos.jpg
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marinella


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