Verbascum phoeniceum L. - Verbasco porporino
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Verbascum phoeniceum L. - Verbasco porporino
Verbascum phoeniceum L.
Sp. Pl.: 178 (1753)
Scrophulariaceae
Verbasco porporino, Ingl.: Purple Mullein, Wooly Mullein, Franc.: Molène de Phénicie, Ted.: Purpurrotes Wollkraut, Sp.: Gordolobo púrpura
Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne, alta 30-70 cm. Fusto striato, ricoperto di peli lanosi inferiormente e di peli ghiandolari in alto.
Foglie basali sessili o con un breve picciolo di 1-3 cm, da ovato-lanceolate a ellittiche fino a 10 cm, glabre o pubescenti, con base da arrotondata ad ampiamente cuneata, margine ondulato leggermente crenato o intero; foglie cauline poco numerose, più piccole, sessili.
Infiorescenza: racemi semplici e radi ricoperti di peli ghiandolari, con fiori solitari muniti di peduncoli lunghi fino a 1,5 cm, all'ascella di brattee lanceolate-lineari.
Fiori ermafroditi, attinomorfi, gamopetali; calice di 4-6 mm, con peli ghiandolari e lobi ellittici; corolla pentamera porpora-violetta di circa 2-3 cm di diametro, con tubo brevissimo,e lobi patenti. Stami 5, tutti con antere reniformi non decorrenti e, almeno 3, con filamenti ricoperti di peli violaceo-rossicci, biancastri nella parte apicale. Ovario supero bicarpellare sormontato da uno stilo clavato.
Il frutto è una capsula ovoide, apicolata, bivalve, lunga circa 6-8 mm, con semi numerosi, subcilindrici, prismatici e brunastri.
Impollinazione: entomofila
Tipo corologico: S-Europ. - Europa meridionale.
Sudsiber. - fascia arida della Siberia meridionale: di solito piante steppiche.
Distribuzione: Pianta rara, presente nella fascia meridionale delle Alpi e nel Centro Italia fino a Abruzzo e Puglia (Gargano); in Liguria (nota di U.Ferrando) era sicuramente presente prima del 1950, ma verosimilmente oggi è estinto, e comunque ne esisteva sicuramente una stazione sulle alture di Arenzano (probabilmente su serpentinite, vista la geologia dell'area) ma è scomparsa da molto tempo. Le Liste Rosse Regionali (Conti F. et Alii, 1997) la danno per minacciata in Emilia Romagna, per vulnerabile nelle Marche e Umbria, e a minor rischio in Abruzzo.
Habitat: Vive nei prati e nei pascoli aridi, dalla pianura fino a circa 800 m. di altitudine.
Molto raro in Emilia, lo si trova solo sulle rocce ofiolitiche del M. Prinzera, nel parmense e, ritrovamento recente, nel piacentino.
Osservazioni: E' pianta curiosa nella sua ecologia: nel Parmense si comporta da serpentinofita, ma altrove da calcicola (per esempio nel Pratese vegeta esclusivamente sul calcare-alberese dei M. della Calvana, ma non sulle ofioliti del Monteferrato, né sul substrato silicicolo dell'Appennino principale!).
Si tratta forse, più semplicemente, di una pianta termo-xerofila, tendenzialmente eliofila, vegetando su praterie, pascoli e radure assolate e asciutte.
Sempre in riferimento all'esperienza di chi scrive, è particolare anche le modalità della sua distribuzione sui rilievi calcarei della Calvana (PO). Si incontra solo nella parte più meridionale, dove compare, in maniera molto sporadica, a partire dalla quota di c/a 400 m; quindi salendo verso N si fa via via più frequente fino ad un massimo presso la cima del M. Cantagrilli (818 m); a partire dal versante settentrionale di questo stesso monte scompare del tutto, pur non mancando anche più a settentrione ambienti apparentemente idonei al suo sviluppo.
Sistematica e possibili confusioni: Il riconoscimento di questa specie non crea particolari problemi: all'interno del genere appartiene (unica in Italia) alla sez. Blattarioidea, caratterizzata dai 5 stami uguali e dalle antere reniformi, con fiori a petali rosso-violacei.
Tassonomia filogenetica
______________________________________________________________________________
Etimologia: "Verbascum" sembra derivare dalla alterazione del latino barbascum = barbato , in riferimento agli stami villosi e alla densa peluria che ricopre queste piante; l'epiteto specifico deriva dal greco "phóinix" = rosso porpora, porporino, riferito al colore della corolla.
Note e Curiosità: E' specie abbastanza comunemente coltivata nei giardini, ma ancor più lo sono i molti ibridi “artificiali”da essa ottenuti.
Il Sig. Rodolfi D. del GIROS di Prato ha coltivato questa pianta nel “Laboratorio naturalistico della Volpaie” sul Monteferrato (Montemurlo - PO) utilizzando semi raccolti in natura (Calvana di Prato); riferisce quanto segue:
semi raccolti il 19-10-02 e seminati il 20-10-02; inizio della germinazione delle prime piantine il 29-10-02 e proseguita a più riprese per oltre un mese; alcune piantine il 18-1-04 vengono trapiantate in un'aiola del L.N. delle Volpaie; 17-4-05 inizia lo sviluppo del fusto fiorale e il 1 maggio dello stesso anno compiono i primi boccioli; l'antesi è avvenuta anche nel 2006, ma l'anno successivo si è avuto la scomparsa delle piante.
Principali Fonti
AAVV,,1993-Le ofioliti dell'Appennino emiliano. Regione emilia Romagna
CONTI F., MANZI A., PEDROTTI F., 1997 - Liste Rosse Regionali delle Piante d'Italia. Univ. Camerino.
CONTI F., ABBATE G., ALESSANDRINI A., BLASI C., 2005 - Checklist of the Italian Vascular Flora. Rom
PIGNATTI S., 1982 - Flora d'Italia. Bologna
ROMANI E., ALESSANDRINI A., 2001- Flora Piacentina. Museo Civico St.Nat. Piacenza
ZANGHERI P., 1976 - Flora italica. Padova
Scheda realizzata da Patrizia Ferrari e Giovanni Gestri
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Descrizione: Pianta erbacea perenne, alta 30-70 cm. Fusto striato, ricoperto di peli lanosi inferiormente e di peli ghiandolari in alto.
Foglie basali sessili o con un breve picciolo di 1-3 cm, da ovato-lanceolate a ellittiche fino a 10 cm, glabre o pubescenti, con base da arrotondata ad ampiamente cuneata, margine ondulato leggermente crenato o intero; foglie cauline poco numerose, più piccole, sessili.
Infiorescenza: racemi semplici e radi ricoperti di peli ghiandolari, con fiori solitari muniti di peduncoli lunghi fino a 1,5 cm, all'ascella di brattee lanceolate-lineari.
Fiori ermafroditi, attinomorfi, gamopetali; calice di 4-6 mm, con peli ghiandolari e lobi ellittici; corolla pentamera porpora-violetta di circa 2-3 cm di diametro, con tubo brevissimo,e lobi patenti. Stami 5, tutti con antere reniformi non decorrenti e, almeno 3, con filamenti ricoperti di peli violaceo-rossicci, biancastri nella parte apicale. Ovario supero bicarpellare sormontato da uno stilo clavato.
Il frutto è una capsula ovoide, apicolata, bivalve, lunga circa 6-8 mm, con semi numerosi, subcilindrici, prismatici e brunastri.
Impollinazione: entomofila
Tipo corologico: S-Europ. - Europa meridionale.
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Distribuzione: Pianta rara, presente nella fascia meridionale delle Alpi e nel Centro Italia fino a Abruzzo e Puglia (Gargano); in Liguria (nota di U.Ferrando) era sicuramente presente prima del 1950, ma verosimilmente oggi è estinto, e comunque ne esisteva sicuramente una stazione sulle alture di Arenzano (probabilmente su serpentinite, vista la geologia dell'area) ma è scomparsa da molto tempo. Le Liste Rosse Regionali (Conti F. et Alii, 1997) la danno per minacciata in Emilia Romagna, per vulnerabile nelle Marche e Umbria, e a minor rischio in Abruzzo.
Habitat: Vive nei prati e nei pascoli aridi, dalla pianura fino a circa 800 m. di altitudine.
Molto raro in Emilia, lo si trova solo sulle rocce ofiolitiche del M. Prinzera, nel parmense e, ritrovamento recente, nel piacentino.
Osservazioni: E' pianta curiosa nella sua ecologia: nel Parmense si comporta da serpentinofita, ma altrove da calcicola (per esempio nel Pratese vegeta esclusivamente sul calcare-alberese dei M. della Calvana, ma non sulle ofioliti del Monteferrato, né sul substrato silicicolo dell'Appennino principale!).
Si tratta forse, più semplicemente, di una pianta termo-xerofila, tendenzialmente eliofila, vegetando su praterie, pascoli e radure assolate e asciutte.
Sempre in riferimento all'esperienza di chi scrive, è particolare anche le modalità della sua distribuzione sui rilievi calcarei della Calvana (PO). Si incontra solo nella parte più meridionale, dove compare, in maniera molto sporadica, a partire dalla quota di c/a 400 m; quindi salendo verso N si fa via via più frequente fino ad un massimo presso la cima del M. Cantagrilli (818 m); a partire dal versante settentrionale di questo stesso monte scompare del tutto, pur non mancando anche più a settentrione ambienti apparentemente idonei al suo sviluppo.
Sistematica e possibili confusioni: Il riconoscimento di questa specie non crea particolari problemi: all'interno del genere appartiene (unica in Italia) alla sez. Blattarioidea, caratterizzata dai 5 stami uguali e dalle antere reniformi, con fiori a petali rosso-violacei.
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Etimologia: "Verbascum" sembra derivare dalla alterazione del latino barbascum = barbato , in riferimento agli stami villosi e alla densa peluria che ricopre queste piante; l'epiteto specifico deriva dal greco "phóinix" = rosso porpora, porporino, riferito al colore della corolla.
Note e Curiosità: E' specie abbastanza comunemente coltivata nei giardini, ma ancor più lo sono i molti ibridi “artificiali”da essa ottenuti.
Il Sig. Rodolfi D. del GIROS di Prato ha coltivato questa pianta nel “Laboratorio naturalistico della Volpaie” sul Monteferrato (Montemurlo - PO) utilizzando semi raccolti in natura (Calvana di Prato); riferisce quanto segue:
semi raccolti il 19-10-02 e seminati il 20-10-02; inizio della germinazione delle prime piantine il 29-10-02 e proseguita a più riprese per oltre un mese; alcune piantine il 18-1-04 vengono trapiantate in un'aiola del L.N. delle Volpaie; 17-4-05 inizia lo sviluppo del fusto fiorale e il 1 maggio dello stesso anno compiono i primi boccioli; l'antesi è avvenuta anche nel 2006, ma l'anno successivo si è avuto la scomparsa delle piante.
Principali Fonti
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Anche i fiori piangono, e ci sono stupidi che pensano sia rugiada. (Jim Morrison)
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Re: Verbascum phoeniceum L. - Verbasco porporino
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Capsule immature
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Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani (Dalai Lama)
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Monti della Calvana (PO), 750 m, giu 2008
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