Rar. Lig. Pl. 3: 49 (1810)
Scabiosa levieri Porta, Scabiosa magellensis Parl., Scabiosa pyrenaica Auct.
Dipsacaceae
Vedovina vellutata, Scabiosa vellutata
Forma Biologica: H scap - Emicriptofite scapose. Piante perennanti per mezzo di gemme poste a livello del terreno e con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
T scap - Terofite scapose. Piante annue con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie.
Descrizione: Pianta erbacea perenne, sericeo-tomentosa alta 20-80 cm, con fusto eretto e ramificato ricoperto di peli patenti.
Le sue foglie hanno un caratteristico colore grigio-verde, grazie alla fitta peluria, le basali in rosette persistenti all'antesi, hanno profilo oblanceolato-spatolato, con lembo crenato o profondamente lobato, attenuato in un largo picciolo, mentre le cauline sono una o due volte pennatosette hanno il segmento apicale molto più sviluppato dei laterali.
Le infiorescenze a capolino emisferico del diametro di 2-3,5 cm, sono portate da lunghi peduncoli, hanno l'involucro con 2 file di brattee, libere, intere erbacee; il ricettacolo peloso con bratteole scariose. I suoi fiori ermafroditi, pentameri, diseguali, con i periferici più grandi di quelli centrali, hanno l' involucretto con tubo a 8 solchi longitudinali, cigliato sulle coste e corona campanulata, membranosa e ialina con all'interno il calice ridotto a reste setolose scure o nerastre, lunghe 2-3 volte l'involucretto; corolle, di un bel colore violaceo o lilla, con 5 lobi, quelle dei fiori periferici marcatamente zigomorfi, con i lobi diseguali, tre sono più grandi e tra questi il centrale è più sviluppato, quelle dei fiori del centro sono invece subattinomorfe con i lobi più o meno uguali; androceo con 4 stami, stimma capitato, bilobato.
Il frutto è una cipsela.
Tipo corologico: Endem. Ital. - Presente allo stato spontaneo solo nel territorio italiano.
Habitat: Litofita che preferisce pendii rupestri, prati aridi e pietraie su substrato calcareo e siliceo, da 500 a 1.900 m
Sistematica e possibili confusioni: Scabiosa holosericea venne descritta come specie nuova da Bertoloni nel 1810. Bertoloni ebbe modo di confrontare la sua S. holosericea con quella dell’erbario di Micheli potendo accertare che la nuova specie era un sinonimo del polinomio di Micheli e che entrambi avevano raccolto la stessa pianta nelle Alpi Apuane (Micheli forse nel 1721). Sebbene in passato fu ridotta a livello infraspecifico o considerata come sinonimo da alcuni autori, Scabiosa holosericea viene elencata come specie a sé stante tanto nella Flora Europea quanto nella Med-Cheklist, così come nella Flora Italiana di S. Pignatti. Scabiosa holosericea appartiene ad un gruppo di specie ancora imperfettamente studiate; tra queste si ricorda una specie citata in letteratura con due nomi diversi: Scabiosa vestita Jord. e S. pyrenaica All.; oltre a questa ultima specie vanno anche ricordate: Scabiosa garganica Porta et Rigo ex Wettst. e Scabiosa taygetea Boiss. Et Heldr. che vive nella Grecia centrale e meridionale. Il posizionamento geografico di queste ultime specie ha permesso a Pichi Sermolli di ipotizzare le connessioni esistenti nel terziario tra la Penisola Balcanica e quella Italiana.
(nota di Giuseppe Trobetti)
Tassonomia filogenetica
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Etimologia: Il nome del genere deriva dal latino scabiosus = scabbioso, aspro con allusione alle attribuite capacità di alcune specie nel curare la scabbia, che però altri interpretano riferirsi all'asprezza del loro indumento. Il termine holosericea ricorda l'aspetto vellutato e setoso di questa pianta.
Principali Fonti
SANDRO PIGNATTI, Flora d'Italia, 3 voll. Edagricole, Bologna 1982.
CONTI F., ABBATE G. ALESSANDRINI A. BLASI G., An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi editori, 2005
ANSALDI M., MEDDA E., PLASTINO S., I fiori delle Apuane, Mauro Baroni & c. s.a.s., Viareggio, 1994
The International Plant Names Index (IPNI)
Galleria della Flora delle Regioni Italiane
Scheda realizzata da Giuliano Salvai